Tradate
- Oltre 300 persone hanno affollato ieri sera Villa Truffini
a Tradate per assistere alla presentazione del libro "C'era
una volta mani pulite" scritto dai giornalisti Marco Travaglio,
Peter Gomez e Gianni Barbacetto, incontro organizzato dalla
locale sezione dei Diesse. Il libro terminato e ormai annunciato
da qualche mese però non è ancora uscito, bloccato dalla stessa
casa editrice, la Feltrinelli. «Un intervento censorio. Mi
volevano imporre dei cambiamenti su dichiarazioni che aveva
fatto Massimo D'Alema e io ho rifiutato», dice Travaglio.
A quanto pare parlare di corda in casa dell'impiccato non
è un problema per il mattatore di Satyricon. Parla di Tangentopoli
e dell'inchiesta mani pulite a ruota libera. Ne ripercorre
le tappe una a una, dati alla mano. Carta canta, e di fronte
alle sue ricostruzioni puntigliose, alla logica, agli atti
dei processi, i sondaggi e le manie di persecuzione di Silvio
Berlusconi si sciolgono come neve al sole. «Mani pulite scoppiò
perché c'erano le condizioni politico-economiche adatte. In
Italia focolai del malaffare erano stati scoperti nel passato.
Ciclicamente scoppiano delle tangentopoli, circa ogni dieci
anni, e a seconda anche della procura dove si ferma si sviluppa
o non si sviluppa l'indagine. Non a caso una procura famosa,
quella di Roma, veniva chiamata porto delle nebbie».
Travaglio
è un fiume in piena. Difende a spada tratta Antonio Di Pietro,
«il vero perseguitato», assolto da tutti i processi e messo
in croce per dei fatti non opportuni, ma che non costituivano
reato. Ricorda e ricostruisce la falsa fuga di notizie del
convegno anticrimine del '94 a Napoli, quando a Silvio Berlusconi
doveva essere recapitato un invito a comparire e non un avviso
di garanzia, come ancora oggi si dice. «Su quel fatto cruciale
si dicono molte cose inesatte. Ad esempio qualcuno parla del
G8 a Napoli, mentre quello era un convegno organizzato dall'Onu
sulla criminalità e Berlusconi ci poteva mandare qualcun altro,
visto la sua situazione personale. Una questione di eleganza.
In quell'occasione la procura di Milano si comportò correttamente
e la notizia dell'invito a comparire, apparsa sui giornali
incompleta, se si usa la logica, non poteva provenire dalla
procura».
Legge le dichiarazioni dei
politici che difendevano mani pulite e il pool di Milano.
Fini, Bossi, Buttiglione gli stessi che oggi, alleati di Berlusconi,
guardano Borrelli e soci come una minaccia. Travaglio non
risparmia nulla all'attuale premier, dai fondi neri, alle
dichiarazioni che rilascia alla stampa estera dove confuta
se stesso, alle amicizie pericolose, agli stallieri scomodi,
alle leggi sul falso in bilancio e sulle rogatorie «leggi
fatte per se stesso. Un vero imbarazzo per tutta l'Europa».
Richiama l'immagine del popolo del Palavobis «altro che moderazione,
lì i ceti medi erano incazzati». Se la bicamerale è stata
un "do ut des", Travaglio ancora oggi si chiede quale sia
il "des", e perché l'allora centrosinistra concesse tutto
a Berlusconi, senza ricevere nulla in cambio. «Io non sono
di sinistra - conclude l'autore - eppure a questi dibattiti
mi invita sempre il centrosinistra, il centrodestra mai. Chissà
perché».