ROMA - C'è il folklore: Luciano Moggi
chiama Aldo Biscardi ("amore", "angelo"), il
giornalista gli rinfaccia una scommessa vinta
e mai pagata, allora il direttore generale della
Juventus è costretto a ricordargli di averlo
già onorato con "un orologio da 40 milioni".
C'è il conflitto d'interessi di Alessandro Moggi,
figlio d'arte, che con la sua società Gea smista
giocatori a destra e manca con l'amorevole aiuto
e consiglio di papà Luciano nella sua tripla
veste di genitore, dg della Juventus e regista
di una bella fetta del mercato pallonaro. C'è
il controllo militare sui designatori arbitrali:
da un lato Pierluigi Pairetto, che Moggi al
telefono chiama "Pinochet"; dall'altro Paolo
Bergamo, detto "Atalanta". Ci sono i dirigenti
delle istituzioni, Figc e Uefa, piegate a interessi
di parte: per sistemare gli amici e soprattutto
per avere arbitri amici, in campionato (sorteggio
parziale con le cosiddette griglie) e in Champions
League (designazione diretta). E c'è addirittura
una riunione in casa di Antonio Giraudo, amministratore
delegato della Juventus, con Lucianone e i due
designatori.
C'è un po' di
tutto, insomma, nelle intercettazioni telefoniche
disposte dalla Procura di Torino fra il 10 agosto
e il 27 settembre 2004 nell'ambito del fascicolo
(poi archiviato) su Moggi, Giraudo e Pairetto
per associazione a delinquere finalizzata alla
frode sportiva, ora sui tavoli di Figc, Uefa
e Procura di Roma. Mattatore indiscusso Luciano
Moggi.
MOGGI DESIGNATORE
- Il 10 agosto 2004 si gioca a Torino l'andata
dei preliminari di Champions League tra la Juve
e gli svedesi del Djugarden. L'arbitro tedesco
Herbert Fandel annulla un gol a Miccoli, finisce
2-2. L'indomani Moggi chiama Pairetto: "Gigi,
ma che cazzo di arbitro ci avete mandato?".
Pairetto tenta di difenderlo: "Fandel è uno
dei primi, il top". Moggi: "Ma può andare a
fare in culo, te lo dico io. Oh, mi raccomando
per Stoccolma (la partita di ritorno, ndr),
eh?". Pairetto: "Porco Giuda, mamma mia, questa
veramente dev'essere una partita... ". Già che
c'è, Lucianone dà disposizioni anche per un'amichevole
a Messina: "Oh, a Messina mandami Consolo e
Battaglia. Con Cassarà, eh?". Pairetto: "Già
fatto". Anche per l'amichevole di Livorno, tutto
a posto. Moggi: "A Livorno Rocchi, eh?". Pairetto:
"A Livorno Rocchi, sì". Un pensierino anche
alla partitissima d'agosto con il Milan, il
Trofeo Luigi Berlusconi. Anche lì, l'arbitro
lo sceglie Moggi: "E al "Berlusconi" Pieri,
mi raccomando". Pairetto: "Non l'abbiamo ancora
fatto". Moggi: "Lo facciamo dopo, dai". Puntualmente,
il 27 agosto, l'arbitro al Meazza sarà Pieri.
"Con Gigi (Pairetto
ndr) è una cannonata", si compiace Moggi con
Giraudo: l'amico designatore ha appena telefonato
dall'Uefa comunicando l'ottimo arbitro per il
ritorno di Champions: "Mi ha detto "Pinochet"
che viene Cardoso, è buono". Ma poi, a sorpresa,
arriva l'inglese Graham Poll (Moggi lo chiama
"Paul Green"): "Ci han cambiato l'arbitro, li
mortacci loro. Che cazzo, oggi li voglio sentì".
Sente Pairetto: "All'anima di Cardoso, eh?".
Il designatore è imbarazzato: "E' successo qualcosa
all'ultimo momento, io ho Cardoso: si vede che
è andato male qualcosa". Andrà tutto bene: 4-1
in trasferta con il Djugarden, Juve qualificata.
IL PETTINE DEL
CAVALIERE - Al Trofeo Berlusconi, dopo la partita,
il premier Berlusconi organizza una cena con
Galliani, Giraudo, l'arbitro Pieri e altri vip.
L'indomani Giraudo chiama Moggi: "Berlusconi
e Galliani sono andati al tavolo con Pieri e
allora sono andato anch'io, li ho tallonati".
Ma il meglio è accaduto negli spogliatoi dove,
racconta Moggi divertito: "Berlusconi ha preso
il pettine e ha pettinato "Pinochet" col pettine
suo. Tanto i risultati sono relativi, eh eh".
Infatti Pairetto continua a rivelarsi una cannonata.
Il 1° settembre chiama Moggi: "Ho messo un grande
arbitro per la partita di Amsterdam: Majer".
Moggi: "Alla grande, dai!". Pairetto: "Vedi
che io mi ricordo di te, anche se tu ormai ti
sei scordato di me". Moggi: "Ma non rompere,
vedrai quando torno, poi te lo dico se mi son
scordato".
DI PADRE IN
FIGLIO - Alessandro Moggi discute con papà del
destino di giocatori come Cristiano Zanetti,
Galante, Chiellini, Zalayeta, Salas, Jankulovski,
ma anche dei procuratori Terraneo e Perinetti.
Moggi jr. offre a Moggi sr. il laziale Liverani.
Ma per Luciano è "troppo lento", mentre "Baiocco
si potrebbe vedere". I due sono molto interessati
al Napoli, a metà strada fra il presidente dell'Udinese,
Pozzo, e il produttore De Laurentiis.
Il 28 agosto
2004 padre e figlio parlano della trattativa
per Miccoli con la Lazio. Luciano: "Io a Lotito
gli ho chiesto 10 milioni e lui mi ha detto
5, no? Tu gli devi dire: guarda che io posso
convincere mio padre a farlo a 7,5. Fagli un
po' di storie all'inizio". Ale, che gestisce
Miccoli, prende nota. Ma Miccoli fa le bizze.
Moggi sr. chiama un suo amico perché gli dica
"di fare meno lo stupido" altrimenti "non lo
faccio chiamare in Nazionale, così gli metto
giudizio, perché in Nazionale ce l'ho mandato
io".
UNA BIONDA A
RISCHIO - Nei grandi giochi dell'Italia pallonara
c'è pure tempo per questioni più prosaiche,
come la sistemazione di una dirigente della
Can (commissione arbitri nazionale) che segue
i due designatori. E' molto legata a Bergamo,
è amica di Moggi, ma invisa a Pairetto dopo
avere sparlato di lui ("dopo quel che ha detto
in giro di me - tuona Gigi - non la voglio più,
una serpe in seno"). Bisogna paracadutarla in
un altro ufficio, ma senza scontentarla, perché
è depositaria di molti segreti. Chi interviene
a sistemare quel piccolo affare di Stato? Moggi,
naturalmente.
Il primo settembre
telefona a Franco Carraro. La prende alla lontana.
Parla del destino del Napoli, ormai nelle mani
di De Laurentiis (Carraro: "E' un matto totale",
Moggi: "Lì son tutti matti, ma ora poi ci faccio
una chiacchiera io"). Poi butta lì che il nuovo
ct della Nazionale, Marcello Lippi, va "tenuto
a bada, riordinato". Come? "Creandogli un ufficio
con una segretaria, una che conosce arbitri
internazionali". Ecco, lui ne avrebbe una che
fa proprio il caso: "Quella bionda, rampante,
che conosce tutto l'ambiente". Una certa G.
F. Moggi ne parla con il vice di Carraro, Innocenzo
Mazzini, suo fedelissimo. Che mangia la foglia:
"C'hai un culo da impiantare, eh, sudicione?".
Moggi confessa
il movente del trasferimento: "Bisogna toglierla
da dov'è". Mazzini: "La bionda va dicendo in
giro che han messo di mezzo gli avvocati, e
se non le danno ogni cosa fa scoppiare un gran
casino, un bel bubbone". Moggi, prudente: "Io
non so quel che ha fatto lei lì, ma non parliamone
per telefono". Mazzini: "Mi avevi detto che
non hai nessun controllo". Moggi ha un presentimento:
"Eh, che ne so io di quel che combinano". L'importante
è tenere Carraro all'oscuro dei retroscena:
"Lui - raccomanda Moggi - non deve sapere, del
meccanismo non sa niente". Lippi però fa resistenza.
E Bergamo difende "la bionda". Mazzini teme
ricatti: "Vuole una bella carriera, sennò canta
ai giornali".
Moggi batte
i pugni: se i due designatori continuano a litigare
"vado da Carraro e faccio alzà di peso tutti
e due. Se me fanno 'ncazzà il duo indivisibile
va a casa prima del tempo". Anzi, "faccio mandare
via Bergamo". Come se i designatori fossero
cosa sua. Mazzini, terrorizzato: "Stai attento
ai giornali, sanno tutto, lei si è premunita
e se apre bocca". Alla fine G. F. è stata spostata
dalla Can (commissione arbitri) a un altro ufficio
della Federcalcio.
CENA A CASA
DI GIRAUDO - Tutto è bene quel che finisce bene,
salvo per il povero designatore Bergamo, strapazzato
da Carraro davanti a tutti nel vertice del 17
settembre. Moggi se la ride con Giraudo: "Ha
fatto una cazziata all'"Atalanta", che è colpevolissimo!".
Poi chiama Bergamo e lo rincuora: "Martedì vieni
a cena da Giraudo? Ti devo dire quel che mi
ha detto Carraro, ce l'ha con te di brutto".
Bergamo è ancora "incazzato nero" con il presidente
per "come mi ha trattato, mi ha levato il rispetto".
Cova propositi di vendetta: "Gliela faccio pagare,
non so quanto resisto ancora, gli fò fare una
figura sui giornali che si deve vergognà per
tutta la vita". Moggi tenta di placarlo: "Stà
calmo, ci ho parlato io, ormai è superato, dai,
su. L'aggiusto io, non ti preoccupà, ho già
messo tutto a posto io. Vediamoci martedì alle
7,30 a casa di Antonio".
La cena si tiene
martedì 21 settembre, vigilia di Sampdoria-Juventus.
Pare che partecipi anche Pairetto: alle 22,36
telefona al figlio (in lontananza si sente la
voce di Moggi) per farsi leggere "il calendario
di sabato-domenica", quarta di campionato. Evidentemente
i due designatori ne stanno parlando con i due
massimi dirigenti della Juve. A quale scopo,
non si saprà mai: pochi giorni dopo le intercettazioni
s'interrompono.
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