A dar retta all'elegante brochure
che, in febbraio, annunciava le prossime "Novità Bollati Boringhieri",
il romanzo dovrebbe essere "in libreria da Aprile". Titolo:
"Il tonto". Sottotitolo: "Il romanzo di una generazione tra
fiction e cronaca". Copertina bianca e azzurra, collana "Varianti",
"formato 14 per 22, pp.352, L. 38.000". Autore: Aldo Ricci,
fiorentino, 57 anni, sociologo scrittore (negli anni 70 pubblicò
da Einaudi e SugarCo due celebri saggi, Il carcere in Italia
e I giovani non sono piante), un ex sessantottino ribelle e
anomalo che vive ormai da anni a New York, dove lavora nel mondo
del cinema. Invece "Il tonto", mezzo romanzo pulp e mezzo investigazione
alla "JFK" di Oliver Stone, non ha mai visto la luce. Stoppato
in extremis, dopo il via libera all'ultimo "giro" di bozze,
da imprecisate quanto improvvise "perplessità" dell' ufficio
legale della casa editrice torinese. "I soliti ordini superiori
-sostiene Ricci- della solita lobby di Lotta continua", definita
nel libro "la P2 del Sessantotto". Il movente -a suo dire- è
semplicissimo: "Basta leggere la quarta di copertina già pronta
e approvata dall'editore". Leggiamola: "Uno spirito funambolico
spinge Ricci a forzare le convenienze e le connivenze del giornalismo
d'inchiesta verso azzardi che gli organi di stampa hanno fatto
appena balenare: l' "indicibile" e indimostrato legame tra il
delitto Calabresi e il delitto Rostagno...". Rostagno è Mauro
Rostagno, il cofondatore di Lotta continua assassinato a Trapani,
appena fuori dalla comunità "Saman", il 26 settembre 1988.
Ma perché "Il tonto"? "Perché -spiega Ricci- nella mia lunga
indagine sulla morte di Mauro, iniziata 12 anni fa e tuttora
in corso, ho dovuto fingermi un po' ingenuo, un po' sprovveduto,
una specie di Forrest Gump volontario, per aprire certe porte,
valicare certe barriere, e carpire informazioni scomode, scottanti".
Inutile girarci intorno: Ricci è tuttoggi convinto della bontà
della "pista interna". La pista imboccata dalla Procura di Trapani
nel '95 con l'arresto di Chicca Roveri (la moglie di Rostagno)
e poi abbandonata col passaggio dell'inchiesta al pool di Palermo,
che punta sulla pista mafiosa. "Pista interna -dice Ricci- nel
senso che Mauro era diventato scomodo a molti, troppi. Nel 1988
Mauro dava fastidio agli ex compagnucci di Lotta continua, coi
quali aveva rotto fin dal 1976; a quel nababbo trafficone di
Cardella, amico di Craxi e Martelli e coinvolto in strani affari
anche con l'Africa e l'America centrale; al clan craxiano, per
il suo antiproibizionismo sulle droghe; a un'organizzazione
dedita alle tangenti sulla cooperazione e al traffico d'armi
con la Somalia; e infine, ma solo infine, alla mafia, per le
sue denunce dagli schermi di Rtc".
Tutti questi personaggi si agitano come fantasmi in carne ed
ossa intorno al protagonista, Alex Ameno detto "il tonto", nei
52 capitoli del romanzo, ma soprattutto nelle parti più realistiche
del libro: il prologo, l'epilogo e i due post-scriptum. Ci sono
tutti, riconoscibilissimi dietro nomi e cognomi beffardamente
storpiati (su richiesta dell'editore): Rostagno è Mauro Ros,
Sofri diventa Godi, Pietrostefani Stefanopieri, Bompressi Soppressi,
Marino Alpino, Francesco Cardella "don" Cesco Patella, Bettino
Craxi è Tino Felci, Martelli Mirtilli, Boato Rombo, Gad Lerner
Jo' Lander, Renato Curcio semplicemente Renè. Lotta continua
è Lotta indefessa, e il Psi il Partito sociale. Ci sono pure
i giornalisti: quelli che avevano capito molto come Montanelli
(Monticelli) e Pansa (Pensa), e quelli che avevano capito poco
(Rossana Rossetta alias Rossanda). Alex Ameno altri non è che
Aldo Ricci, che conobbe Mauro (ma anche Curcio, Mara Cagol,
Boato & C.) a Trento, facoltà di sociologia, nel 1966, e da
allora gli restò amico per 32 anni.
Nel 1988 Alex-Aldo è in Brasile, dove fa vita da avventuriero.
Lì lo raggiunge la notizia del delitto, e gli cambia la vita:
torna in Italia, vola a Trapani, accetta di dirigere Rtc al
posto di Mauro, litiga con Cardella e Chicca Roveri, assiste
alle sfilate funebri dei socialisti e dei lottatori continui
(anzi, indefessi). "Tutti troppo ansiosi di accreditare la pista
mafiosa". E gli ritorna in mente una frase che Mauro gli disse
nel '79, al culmine della rottura con Lc: 'Se questi mi rompono
ancora i coglioni, io dico chi ha ammazzato il commissario Calabresi".
"Guardacaso -osserva Ricci- pochi giorni dopo la sua morte,
Mauro avrebbe dovuto andare a Milano a deporre sul delitto Calabresi
davanti ai giudici che avevano arrestato Sofri, Bompressi, Pietrostefani
e Marino."
Ma che senso ha, oggi, insistere sulla pista interna? "Nel libro
ho ricostruito per filo e per segno tutti i tasselli molto concreti
che mi convincono di essere nel giusto. A cominciare dalla testimonianza
di Curcio che interpellò in carcere il boss trapanese Mariano
Agate, sentendosi rispondere: 'Quella non è cosa nostra, cosa
vostra è'. E poi c'è l'incredibile reticenza della nota lobby
sul delitto: una congiura del silenzio che continua tuttoggi,
come dimostra l' ennesima censura al mio libro". Ennesima? "Sì,
ennesima. 'Il tonto' l'ho scritto e riscritto una decina di
volte, dal 1996 a oggi. L'ho presentato a tutti i più importanti
editori italiani. Il copione era sempre lo stesso: prima elogi
sperticati, poi le scuse più patetiche per non pubblicarlo.
Il penultimo editore fu Newton Compton nel '97: mi fecero sostituire
gli pseudonimi con i nomi veri, e sfoltire la parte romanzesca
per dare spazio al thriller-verità. Mi mandarono il contratto,
poi prima della firma mi dissero che non se ne faceva più niente.".
E con la Bollati, com'è andata? "Lavoravamo da mesi, con l'editor
Alfredo Salsano e la redattrice Claudia Moro. Tutto perfetto:
contratto firmato il 15 novembre '99, anticipo di 2 milioni
e mezzo, riscrittura per attualizzare la storia fino agli ultimi
sviluppi dei casi Calabresi e Rostagno, ripristino degli pseudonimi,
'limature', prime e seconde bozze, copertina, catalogo, annuncio
dell'uscita per il 20-30 aprile. Tutto okay. Poi, a fine marzo,
la telefonata imbarazzata di Salsano: mi annunciava di essere
stato scavalcato dalla 'proprietà', per motivi che gli sfuggivano".
Per la Bollati risponde l'addetta stampa, Anna Gilardi: "Nessuna
censura: oltre ai problemi legali, abbiamo deciso di modificare
la fisionomia della collana 'Varianti'. Così 'Il tonto' non
rientrava più nei nostri programmi. Tutto qui". Ma Ricci non
è convinto: "Mi risulta che qui ci sia lo zampino di un noto
lottatore continuo, molto influente e amico della proprietaria,
Romilda Bollati di Saint-Pierre. Ma non ho ancora le prove,
e non posso farne il nome". Il Tonto, insomma, continua a indagare.
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