I suoi libri sono in testa
alla classifiche ma lui sembra un desaparecido. Marco Travaglio
non compare in televisione, non viene intervistato alla radio,
sui quotidiani quasi nessuno lo recensisce. Perfino la storia
di Mani Pulite, scritta insieme a Gianni Barbacetto e a Peter
Gomez va a ruba nelle librerie ma non compare sui giornali.
Il suo autore sembra che non interessi ai mass media italiani.
In compenso dovunque vada a presentare i suoi libri le sale
si riempiono. Quasi cento presentazioni in giro per tutta
Italia dall'inizio dell'anno per "Mani Pulite". Il boicottaggio
parte da lontano, da ancora prima che fosse stampato. Doveva
uscire infatti per Feltrinelli. Ma la casa editrice milanese
all'ultimo momento si è tirata indietro perché gli autori
si sono rifiutati di accettare alcune censure che riguardavano
prevalentemente D'Alema, Fassino e i Ds. "E' la prova che
questo non è un libro di destra o di sinistra", spiega Travaglio.
Travaglio, hai venduto
tanti libri. Ma la situazione è sempre identica se non
peggiorata. Non serve proprio a niente scrivere la verità?
"Non è vero. Ho trovato
molta gente che mi dice: "Adesso ho capito. Ho votato
Polo ma non lo farò più". E poi serve per fornire alla
gente degli argomenti e delle informazioni per quando
parlano con i colleghi o gli amici. Ormai questi discorsi
sono diventati oggetto di chiacchiera anche da bar. E
allora bisogna ricordare a tutti che le cose non stanno
come la raccontano gli inquisiti, gli indagati e i condannati.
Noi giornalisti siamo molto meno convincenti della gente
comune. A noi ci hanno etichettato. Siamo tutti comunisti".
Quindi i tuoi libri
servono a creare degli informatori neutrali che lavorano
nella società.
"Informatori che il cavaliere
non riesce ancora a sputtanare. E poi sinceramente se
serve o non serve mi interessa poco. Io faccio il giornalista
e mi piace scrivere le cose che so. E mi diverte anche
andare in giro a raccontarle. Sostituendo quello che non
c'è più, la televisione. La televisione ormai è perduta.
Non saranno due consiglieri a salvare le cose. La televisione
buttiamola via e troviamo spazi alternativi".
Sei una specie di cantastorie
che va di paese in paese come Franco Trincale.
"E pensa che perfino Trincale
è diventato la pietra dello scandalo. Il cavaliere lo
ha usato per dire che a Milano non lo si può processare
perché Trincale, in piazza Duomo, parla male di lui nelle
sue ballate".
Verranno a contestarti
anche a casa.
"Certo, se parli male
del cavaliere con tua moglie, arriva un avvocato di Forza
Italia che ti dice: "Comunista!""
Baldassare ha detto
che i giornalisti non devono essere aggressivi.
"Incredibile. E nessuna
grande firma ha reagito. Un giornalista o è aggressivo
o non è giornalista. A meno che non si occupi di orchidee.
Questa estate i giornali, pur di non parlare di conflitto
di interessi, erano pieni di attacchi durissimi alla Turchia
e allo Zimbabwe. Gliele abbiamo cantate agli africani".
Come vanno le querele?
"Dal punto di vista penale
non se ne ricevono quasi più. Farei volentieri un po'
di galera. Ne ho ricevuta una comicissima da parte di
Franco Debenedetti, il senatore dell'Ulivo, per un articolo
scritto su Repubblica, il giornale di suo fratello. Io
lo avevo criticato perché in ogni intervista dice che
il nemico è Cofferati. Io avevo scritto che i suoi elettori
lo avevano mandato in parlamento nell'illusione che il
vero avversario fosse il cavaliere. Lui mi aveva risposto
che sono legato a una vecchia sinistra giustizialista,
ignorando che non sono affatto di sinistra. Io gli ho
risposto che lui è liberissimo di considerare Cofferati
il nemico da battere, ma che se lo dicesse prima delle
elezioni i suoi elettori potrebbero regolarsi meglio.
Da qui la querela perché sostiene che ho leso la sua onorabilità.
Temo di non averla lesa quanto la lede lui ogni volta
che parla".
Cause civili?
"E' arrivata quella del
cavaliere. Venti miliardi per l'"Odore dei soldi". Sedici
mesi dopo l'uscita si è accorto che lo avevo danneggiato.
E' l'unica causa che ha fatto come presidente del consiglio.
Ne sono orgoglioso".
Hanno mai cercato di
cooptarti?
"No, e mi dispiace. Non
so se io sono incorruttibile. Suppongo di si, ma non ho
la prova provata. Mi piacerebbe mandare a quel paese qualcuno
che cerca di corrompermi. E' successo a un collega che
si occupa delle stesse cose di cui mi occupo io. Un'avvocatessa
lo ha avvicinato e gli ha detto che Marcello sarebbe stato
molto contento se lui avesse voluto lavorare per il gruppo
e che non capiva il motivo di tanta acredine".
Cirino Pomicino quando
venne a parlare a Lavarone qualche settimana fa, ha definito
il tuo libro un libello che rimesta fra carte giudiziarie.
"Lui rimesta fra soldi
sporchi delle tangenti ed è un galantuomo. Io rimesto
fra le carte giudiziarie, le sentenze definitive della
Cassazione che lo riguardano, e sono una merda. Sono in
molti, di quella parte lì, che considerano le carte giudiziarie
carta igienica mentre la carta moneta di provenienza illecita
è roba pulita".
Anche perché riciclata.
"Invece sono le sentenze
ad essere assolutamente pulite. Non le legge mai nessuno.
Non le conoscono, così ne possono parlare più liberamente".