Marco Travaglio, è appena uscito il suo nuovo libro
scritto con Gomez su Marcello Dell'Utri...
E' un lavoro che abbiamo fatto per mettere a disposizione
dell'opinione pubblica che (non per colpa sua, ma del regime)
non sa nulla di questa vicenda. E' la requisitoria dei pubblici
ministeri, una summa degli atti del processo e una sintesi
della memoria difensiva degli avvocati di Dell'Utri. Vogliamo
consentire a ciascuno di rendersi conto di cosa sia questa
storia, di conoscere cosa ci sia alla base della decisione
del giudice... in attesa che il tribunale di Palermo depositi
la motivazione della sentenza.
Crede ci stata poca attenzione da parte dei media su
questa sentenza?
Sì. Noi siamo un Paese strano, nel quale si sa tutto
del pigiama della signora Franzoni di Cogne, si sa molto del
processo di un marocchino accusato di terrorismo a Milano
ma di questi processi non sappiamo nulla. Purtroppo (o per
fortuna) il marocchino non è il nostro Presidente del
Consiglio e la signora Franzoni, almeno per ora, non siede
in Parlamento... detto questo, non poniamo limiti alla Provvidenza:
in Italia le sentenze di condanna fanno punteggio per essere
candidati in politica...
Cosa pensa del processo Dell'Utri?
Marcello Dell'Utri veniva processato per il reato di mafia...
che mi pare sia un reato di una certa gravità. Dopo
sette anni di dibattimento è stato condannato... sicuramente
ha avuto tutte le possibilità per difendersi.
Noi pensiamo che, dopo il processo Andreotti, quello a Dell'Utri
sia il processo più importante che si è celebrato
in Italia dal dopoguerra, perché riguarda il fondatore
e l'ideatore del partito di maggioranza relativa, ovvero colui
che ha convinto Berlusconi a scendere in campo.
Secondo lei Marcello Dell'Utri è colpevole o innocente?
Premetto che la condanna è solo di primo grado e
quindi, dato che non scrivo sui giornali di Berlusconi, so
cosa sia la presunzione di innocenza che sussiste fino all'ultimo
grado di giudizio. Però è molto importante parlare
dei fatti che stanno all'interno di questo processo perché
ci aiutano a capire da chi siamo governati, perché
è nata Forza Italia, chi è colui che l'ha fondata
e per quale ragione in Italia di questo dibattimento non si
può parlare.
Non esageri....
Chi ne ha parlato oggi non lavora più. Nell'ultima
campagna elettorale ne ha accennato un comico di nome Daniele
Luttazzi... sappiamo tutti che fine ha fatto quel comico.
Cosa è il processo dell'Utri?
Questo non è un processo basato sulla parole dei
pentiti. Per questi processi occorre aspettare la sentenza
definitiva, perché chi lo sa se il pentito dice il
vero o meno. Qui, invece, si parla di fatti che sono documentati
dalla testimonianza di persone che non sono mafiose, di gente
che ha visto, di documenti e da filmati della polizia che
hanno sorpreso Dell'Utri il 31 dicembre del 1998 sul litorale
di Rimini con un falso pentito. Purtroppo per lui questo falso
pentito era seguito dalla DIA (Direzione Investigativa Antimafia)
che filmò il loro incontro. Si parla di incontri che
lo stesso Dell'Utri ammette di aver avuto con dei mafiosi...
naturalmente lui dice che erano incontri dovuti alla sfortuna.
Lui è un uomo sfortunato con le amicizie: gli capitavano
tanti di quei mafiosi... già per la sua scarsa perspicacia
non dovrebbe stare in Parlamento. Parliamo comunque di cose
che non dipendono dalla sentenza e non presuppongono la colpevolezza
o meno di una persona, presuppongono le sue relazioni, i suoi
rapporti e quelli sono assodati e documentati.
Qual è la storia di Dell'Utri?
Si presterebbe ad un pezzo teatrale perché o è
la storia dell'uomo più "sfigato" dell'universo,
oppure c'è qualcosa. In ogni caso, forse sarebbe bene
discuterne e domandarsi cosa ci faccia dentro il Senato della
Repubblica e soprattutto dentro il Consiglio d'Europa (Marcello
Pera lo ha mandato a rappresentare in quella sede l'Italia).
Comunque, Dell'Utri conosce Silvio Berlusconi all'Università
Statale di Milano. Entrambi sono laureati in legge e, come
dice Luttazzi, per loro il codice penale è un catalogo
di opzioni. Poi dell'Utri va a Roma e ritorna nel 1967 nella
natia Palermo dove lavora in banca e a tempo perso allena
l'Atletic Bacigalupo. Ed è qui che dice di aver incontrato
Vittorio Mangano attraverso Gaetano Cinà, condannato
per mafia della famiglia di Malaspina. Nel 1974 Silvio Berlusconi
lo chiama ad Arcore perché si è fatto la villa
in Brianza che apparteneva alla famiglia Casati. Era rimasta
come unica erede una ragazzina, Anna Maria, che ha un tutore,
un senatore liberale Bergamasco che prende un pro-tutore che
si chiama Cesare Previti. Questo, dopo la morte di Bergamasco,
ne diventa il tutore e decide di vendere la villa a Berlusconi.
E' il primo conflitto di interesse, perché Previti
è anche amico e socio di Berlusconi. Il prezzo della
villa è ridicolo, dilazionato in venti anni e nemmeno
in contanti, ma in azioni di una società non quotata
di Berlusconi. Berlusconi ricomprerà queste azioni
alla metà di quanto erano state stimate per l'acquisto
della villa.