V- Signor Travaglio, che porzione di mercato occupa il giornalismo
indipendente, nel nostro paese?
MT- Mah, una fetta piuttosto limitata, direi. Tuttavia dobbiamo
scindere la televisione dalla carta stampata. In TV penso di
non sbagliare se dico che i giornalisti indipendenti si contano
sulle dita di una mano. Sui giornali o su internet, abbiamo
invece una situazione molto differente; ci sono colleghi molto
validi, che fanno dell'indipendenza una condizione imprescindibile
per esercitare la professione
V- Quali prospettiva ha un giovane che voglia diventare giornalista?
MT- Senza voler scoraggiare nessuno, dico che oltre ad essere
difficile è un percorso in cui piegare la schiena e adeguarsi
al potente di turno è determinante per fare carriera. In generale
per essere giornalisti, nella più pura accezione del termine,
bisogna esercitare sempre lo spirito critico. Ed è proprio per
questa ragione che non possono esistere giornalisti governativi.
Il giornalista deve sempre fare opposizione.
V- Lei ha lavorato a fianco di Indro Montanelli, qual è l'insegnamento
più prezioso che le ha lasciato?
MT- Ne ho sempre in mente non uno ma due. Il primo è quello
di scrivere considerando che l'unico vero padrone del giornalista
è il pubblico cui sono rivolti gli articoli. Questo è importante
perché permette di mettersi nell'ottica di chi legge, evitando
così di scrivere per compiacere qualcuno in particolare. Il
messaggio deve inoltre essere semplice, e, laddove si può si
deve usare l'ironia, una delle armi più preziose che abbiamo.
Il secondo e forse il più importante, Indro me lo ha ripetuto
più volte: con chi ha il potere, il giornalista non deve mangiarci
mai nemmeno una pastasciutta, per mantenersi il più imparziale
possibile e per non mettere a repentaglio lo spirito critico.
V- Lei è noto per non mandare a dire le cose, così, a freddo,
la corruzione esiste anche a sinistra?
MT- Esiste. Certamente in misura minore. Purtroppo oggi la politica
consta di un mondo in cui la collusione e il clientelismo sono
alla base dei rapporti tra le persone. Vedo nella sinistra un
meno peggio, non un meglio.
V- Come giudica la nomina di Pietro Grasso come Procuratore
Generale Antimafia?
MT- Come giudicarla? Innanzitutto governativa. Il concorso con
cui è stata affidata la carica è stato pesantemente influenzato
da leggi contra personam nei confronti dell'altro candidato.
Stava alla dignità personale di Pietro Grasso rifiutare una
carica assegnata così vergognosamente da un governo che in questi
cinque anni ha fatto di tutto per mettere in ginocchio la giustizia
e la legalità.
V- L'assassinio di Francesco Fortugno, vice Governatore
della Regione Calabria, apre una nuova stagione d'oro per la
malavita organizzata, oppure assistiamo all'episodio più eclatante
di una violenza fuori controllo e priva di copertura mediatica?
MT- La N'drangheta è un'organizzazione che non ha mai smesso
di sparare. I regolamenti di conti sono avvenimenti piuttosto
comuni, tanto che, pochi anni fa, un killer sparò un razzo teleguidato
con un bazooka a spalla contro la macchina corazzata di un boss
rivale. Questo non a Beirut, ma in una centralissima piazza
di una città calabrese. Il tutto è avvenuto senza creare particolare
scompiglio tra opinione pubblica e mezzi di informazione. La
N'drangheta a differenza della mafia può contare su un'organizzazione
capillare e parcellizzata che non prevede una cupola come per
Cosa Nostra, ma una partizione di potere orizzontale, studiata
per evitare che i pentiti possano metterne a repentaglio la
sopravvivenza. Dunque, lo stato non sta perdendo la gara con
la malavita in questi tempi, purtroppo il crimine organizzato
ha già vinto. L'omicidio di Fortugno rappresenta solo un ultimo,
violento segnale di supremazia. A questo quadro disperato va
aggiunta la vergognosa legge sullo scudo fiscale, varata, tanto
per cambiare, dal nostro governo, tramite la quale, somme inestimabili
di denaro sono entrati direttamente e senza controllo nelle
casse della N'drangheta.
V- Per la Mafia la situazione è diversa, invece?
MT- E' diversa per il semplice fatto che Cosa Nostra non spara
da circa 13 anni. Casualmente proprio 13 anni fa, Dell'Utri
intimo amico di alcuni pericolosi boss mafiosi fondava un partito
insieme ad un altro amico, Silvio Berlusconi, l'uomo della svolta
per Cosa Nostra. La mafia ha beneficiato di molti vantaggi con
l'avvento di Berlusconi e del suo governo. Del resto, molti
miliardi pioveranno ancora sui boss a causa dei finanziamenti
Europei e governativi per la costruzione del ponte sullo stretto.
La situazione di oggi è molto simile a quella del 92: le gerarchie
potrebbero essere ridisegnate. Ogni volta che questo avviene,
Cosa Nostra colpisce con efferata violenza, come fu nelle stragi
di Capaci, Roma e Milano. La calma apparente di questi anni
potrebbe dunque essere squarciata da un momento all'altro, con
un'evoluzione del panorama politico.
V- Le leggi ad personam rappresentano oramai una consuetudine
nell'attualità politica nostrana, quali sono le ripercussioni
sullo stato di salute della giustizia?
MT- Per assurdo, i governi di centro sinistra sono stati i più
deleteri per lo stato della giustizia. Questo non tanto per
un maggior accanimento nei confronti della giustizia; sappiamo
tutti quanto il Cavaliere tenga a distruggere l'indipendenza
e l'efficienza della magistratura. Piuttosto il centrodestra
ha sempre affidato le modifiche delle normative a persone così
incapaci da non riuscir a portare a termine dei cambiamenti
applicabili. Certo è, e qui non mi dilungo molto a spiegarne
i motivi, che se la "salva-Previti" dovesse passare, saremmo
davanti ad un disastro senza precedenti. Sarebbe un non senso
giuridico che bloccherebbe la gran parte dei processi.
V- Lei denuncia senza timore cose che, oltre a stupire mettono
quasi a disagio per la loro gravità; non ha mai paura che qualcuno
voglia cucirle la bocca?
MT- No, questo no. Non sono testimone di verità ancora nascoste
o che aspettano di essere rivelate. Mi baso su atti che, sebbene
non siano accessibili a tutti, sono noti ai tribunali della
Repubblica. In parole povere non potrei far incarcerare nessuno
con i miei articoli e i miei libri.
V- Marco Travaglio, Comunista. Mi è spesso capitato di sentire
questa equazione. Le da fastidio?
MT- Più che darmi fastidio oramai mi fa ridere. Ultimamente,
però, qualcosa è cambiato, il presidente Cossiga, strillava
che io ero il peggior fascista, e che utilizzavo dei modi violenti
di fare giornalismo. E' sempre così, quando le cose che vengono
denunciate sono vere non si risponde a chi ha formulato l'accusa,
ma piuttosto lo si attacca. Preferisco persone come Stefania
Craxi, che mi ha denunciato perché ho scritto che suo padre
fu un ladro. Sono stato assolto di recente, perché, sfortunatamente
per Stefania Craxi suo padre fu in effetti un ladro. Una denuncia
mi risparmia perlomeno un attacco bieco e strumentale.
V- Il paradigma di Silvio Berlusconi è destinato ad avere
degli emuli nel nostro paese?
MT- Oh, beh, li ha già. In Italia. Solo chi oramai vive profondamente
radicato in un contesto viziato dal conflitto di interesse non
si è accorto, quest'estate di un fatto molto grave: abbiamo
assistito ad un processo di progressiva identificazione tra
i DS e la Unipol nel corso della scalata alla Banca Nazionale
del Lavoro. Tutto ciò è molto grave, perché si potrebbe ottenere
una situazione in cui il conflitto di interesse risulti endemico,
con la presenza di partiti-banca, partiti-assicurazioni eccetera.
A fianco di un conflitto di interesse più grande, ce ne sarebbero
altri, più piccoli e difficili da controllare.
V- Grazie Marco, per la tua disponibilità e la semplicità
con cui spieghi cose per la verità piuttosto complesse.
MT- Grazie a voi, e.in bocca al lupo, Vulcaniani!
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