Marco Travaglio è certo
il giornalista più sgradito a Berlusconi, quello a cui non vorrebbe
mai rispondere. Stasera è a Napoli,alla Feltrinelli di piazza
dei Martiri, per presentare "Regime", il suo nuovo libro scritto
a quattro mani con Peter Gomez.
Che idea si è fatto di questa esplosione di violenza camorristica
che stiamo vivendo a Napoli?
«Credo che sia l'effetto di una politica criminale sciagurata
del Governo: si è rinunciato ai pentiti, e adesso non c'è più
un monitoraggio di mafia e camorra dall'interno. Il risultato
è che il governo ha convissuto con il fenomeno, quasi sperando
che fossero le stesse organizzazioni camorriste a gestire l'ordine
pubblico. ma l'inversione di rotta sui pentiti è cominciata
già con il centrosinistra. Gli effetti sono diversi. In Sicilia,
c'è la pax mafiosa perchè funziona il patto di non aggressione
con la politica. A Napoli, invece, la camorra diventa assassina
per le sue lotta interne. Ma in entrambi i casi, siamo ciechi,
non sappiamo davvero cosa sta succedendo all'interno».
E la proposta di militarizzare la città?
«L'impiego dell'esercito ha senso solo se facesse parte di una
nuova politica di attenzione. In Sicilia funzionò per liberare
uomini per indagini che ebbero a supporto finanziamenti, nuove
leggi e una decisa volontà politica di colpire la mafia».
Veniamo al suo libro. Perchè "Regime"?
«Le rispondo con una citazione di Montanelli."Oggi, per instaurare
un regime, non c'è più bisogno di una marcia su Roma. Bastano
i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra di essi,
sovrana e irresistibile, la televisione". E questa frase apre
il libro di Peter Gomez e mio».
Un lavoro che sarà presentato stasera alle 18, alla libreria
Feltrinelli di piazza dei Martiri. Oltre all'autore, ci sarà
anche Rosalia Porcaro, in arte Veronica, protagonista involontaria
di uno degli episodi di censura televisiva elencati nel volume
di Travaglio e Gomez. Perchè "Regime", nonostante il titolo,
non è un libro a tesi. Non c'è nulla di ideologico nel lavoro
di Gomez e Travaglio. E' un libro fatto di documenti e testimonianze,
un calendario di eventi inoppugnabili che compongono un quadro
d'insieme nitido e trasparente. Un disegno che conduce automaticamente
al titolo del volume. Non si tratta di sapere "se" in Italia
c'è un regime, si tratta di documentarne lo svolgimento. E il
libro rappresenta una perfetta sceneggiatura del documentario
alla Michael Moore che in Italia nessuno girerà mai. Perchè
proprio questo è uno degli effetti del "Regime": che la censura
si trasforma spesso in autocensura.
Travaglio, questo libro racconta anche di episodi riferiti
ai comici partenopei.
«Ce ne sono due non molto conosciuti. Uno è quello di Rosalia
Porcaro, tagliata per aver interpretato il personaggio di una
fan di Berlusconi un pò troppo entusiasta.L'altro è un caso
di censura razzista, applicato da Marano, direttore di Rai Due,
nei confronti di Francesco Paolantoni, in cui la motivazione
non è stata il contenuto del programma, ma proprio ed unicamente
la provenienza partenopea del conduttore. A Paolantoni - che
doveva presentare un quiz, mica satira politica - è stato detto,
più o meno testualmente: "Non posso affidarti il programma perchè
sei napoletano. Sai, io rispondo alla Lega...". E al suo posto
è andato Bossari, che oltre ad essere del Nord, ha anche le
prime quattro lettere in comune con Bossi... »
Poi ci sono i casi
più noti, Biagi, Santoro, Luttazzi...
«Ma all'interno dei casi noti, ci sono modalità sconosciute.
Come quelle di Santoro che fa causa alla RAI perchè chiede di
guadagnarsi i soldi del suo contratto lavorando, e la RAI gli
risponde che non può farlo lavorare perchè lui gli ha fatto
causa...insomma, un pezzo da "Comma 22", da teatro dell'assurdo».
Da pochi giorni è stata approvata al Senato una legge che
assoggetta al codice militare le notizie sui teatri dei combattimenti.
«Questo è un vero salto di qualità. Per quei pochi a cui non
basta l'intimidazione della censura, adesso ci sarà il tribunale
militare. Se questa legge sarà approvata anche alla Camera,
potranno darti fino a 5 anni per divulgazione di notizie su
uno scontro a Nassyrya, se non hai il timbro dell'Esercito sull'articolo.
Una cosa del genere non c'è nemmeno nel Patriot Act di Bush
dopo l'11settembre. Perchè almeno negli USA i giornalisti sono
un potere vero, che possono anche piegarsi individualmente,
ma tengono alla loro indipendenza. Qui in Italia hanno fatto
cacciare Biagi senza fare una piega. Socci insegna alla scuola
di Giornalismo, Anna La Rosa e Giorgino all'Università. Che
altro dire? Se ne esce solo se la politica si ritira dalla informazione.
E lo fa in quattro mosse: abolizione della Gasparri, approvazione
di una legge seria sul conflitto d'interesse, applicazione delle
sentenze della Corte Costituzionale su Retequattro. E restituzione
della RAI alla sua funzione di Tv pubblica, fuori dai partiti.
Zapatero in Spagna lo sta facendo. Già, ma Zapatero è considerato
un pericoloso estremista dalla nostra sinistra»
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