Imola. Quattro
appuntamenti in Romagna per Marco Travaglio. Il 23 febbraio,
alle 18, presenta «Inciucio» in una serata organizzata
dal gruppo «Amici di Beppe Grillo» in collaborazione con
l'Assocoazione Emme Demum Venturum e la Libreria Moby
Dick. Tre ore dopo sarà a Imola ospite della rivista «altrove»,
(ore 21 Sala della Banca Popolare dell'Emilia Romagna
di via Rivalta 22), il giorno successivo, alle 18, in
compagnia di Peter Gomez, sarà a Lugo, su invito dell'Italia
dei Valori e dell'Osservatorio Europeo sulla Legalità
(Sala delle Riunioni Cna di via Acqua Calda 37); in serata,
alle 20.30 sarà a Ravenna alla Sala Riunioni della Circoscrizione
seconda di via Berlinguer 11. Una vera e propria tournè
per presentare il suo ultimo libro: «Inciucio» ovvero
«come la sinistra ha salvato Berlusconi» pubblicato da
Gomez e Travaglio a novembre del 2005. Più di ottantamila
le copie vendute. Il libro parte con un atto di accusa
contro le spartizioni «bipartisan» delle Authority e in
Rai e finisce per occuparsi della scalata Unipol, abbiamo
quindi chiesto a Marco Travaglio se è giunto alla conclusione
che non vi siano differenze tra destra e sinistra.
«No, Silvio Berlusconi
rimane il nemico pubblico numero uno della libertà di
informazione in Italia. Però, aveva perfettamente ragione
chi, nei mesi scorsi aveva chiamato sollevato una "questione
morale". I fatti hanno dato ragione a chi sosteneva che
la diversità comunista che tanto stava a cuore a Berlinguer,
è ormai solo un pallido ricordo. Per fortuna, però, nell'elettorato
di sinistra c'è ancora chi si scandalizza. Questo perché
si pretende dai propri rappresentanti un comportamento
irreprensibile dal punto di vista morale. La difesa di
D'Alema, "il più pulito ha la rogna e quindi cosa volete
da noi" non è accettata. Questa è la grande differenza.
Gli elettori di Berlusconi sono uguali al Cavaliere, non
sollevano questo tipo di problemi. Quindi se lo meritano».
Proprio in relazione
al comportamento tenuto in occasione della scalata Unipol
a Bnl lei ha chiesto alla dirigenza diesse di dimettersi,
perché?
«Perché Bersani, ancora
a novembre, chiedeva a Fazio di rimanere al suo posto
per autorizzare l'Opa a Unipol. Perché, a domande riguardanti
personaggi come Gnutti e Ricucci, Fassino rispose che
non c'era differenza tra chi produce come industriale
e chi specula in Borsa. I cosiddetti "furbetti del quartierino"
sono signori che non hanno mai costruito nulla, che comprano
e vendono immobili, non producono posti di lavoro, non
esistono dal punto di vista imprenditoriale e hanno patrimoni
dal passato ignoto. Eppure la dirigenza diesse non ha
preso le distanze da queste persone. Troppi mesi di silenzio
anche riguardo a quello che emergeva su Fazio. Sono errori
drammatici. Nei Paesi normali chi li commette poi si dimette».
Questo, immagino, non
tolga nulla al suo desiderio di vedere Prodi al posto
di Berlusconi a partire dalla prossima primavera?
«Certo, come diceva Montanelli
"Io ce l'ho con questi qua molto più di quanto ce l'abbia
uno di sinistra, perché in Italia dopo il passaggio di
Berlusconi in politica per cinquant'anni bisognerà lavarsi
la bocca ogni volta che si parla di destra".Ma
sperare che Berlusconi perda le elezioni non significa
accettare tutto. Dal nuovo governo mi aspetto in tempi
rapidi una legge contro il conflitto di interessi, una
legge antitrust e la ritirata dei partiti dalla Rai. Per
non morire berlusconiani, con o senza Berlusconi, per
esempio, sarebbe utile sottoscrivere il progetto di legge
di iniziativa popolare per un sistema televisivo di respiro
europeo. Per una televisione diretta da chi la deve fare
e fruire, e non dai politici che dalla tv devono essere
controllati e dunque non possono controllarla. Penso sia
necessario far sapere ai nostri aspiranti rappresentanti
in Parlamento, i nostri futuri "dipendenti" come li chiama
Beppe Grillo, che vogliamo sapere prima delle elezioni
se intendono tradurre in legge quella proposta».