D> Non sei di sinistra, oh, meno male, meno male, quindi
possiamo parlare tranquillamente.
M> Diciamo che ho trovato asilo in questo gruppo, ma io
ho lavorato con Montanelli finché Montanelli ha potuto
lavorare in giornali liberi, quando glieli hanno chiusi o lo
hanno messo in condizione di andarsene non ha potuto più dirigerli
e quindi sono felice di aver trovato asilo in un giornale altrettanto
libero.
D> Quindi il tuo maestro è Montanelli.
M> Sì.
D> Montanelli il quale ha dichiarato recentemente "Berlusconi
è il macigno che paralizza la vita ploitica italiana"
M> Lo chiama "il piazzista di Arcore" quando è in pubblico,
in privato...
D> Peggio? Ah, okay, va be', non vogliamo saperlo perché poi
non vogliamo finire in tribunale. Ehm, tu hai anche uno stipendio
pignorato, mi sembra di ricordare.
M> Si, dall'onorevole Previti.
D> Per quale motivo?
M> Ogni mese mi leva un quinto del mio stipendio. Ora, essere
pignorati è già abbastanza seccante ma devo dire che essere
pignorati da Previti è proprio il massimo della vita.
D> Tu lavori per Previti?
M> Anche.
D> (risata)
M> Per aver scritto una cosa vera e purtroppo non sono riuscito
a convivcere il tribunale di Roma, e quindi spero nell`appello,
spero di vincere in appello.
D> In bocca al lupo.
M> Così dovrà restituirmeli con gli interessi, sarà divertentissimo.
D> Sarà divertentissimo. Be', facci sapere. Io ho letto questo
libro. Alle prime due pagine ho detto: ok, qui saltiamo per
aria tutti quanti, perché ci sono delle cose veramente sconvolgenti.
Io mi rifarei proprio dall'inizio: "Cavaliere da dove ha preso
i soldi", no? Inanzitutto, in questo libro si parla di teoremi?
Cioè, sono teoremi delle toghe rosse o sono fatti?
M> In questo libro si parla di documenti: ci sono dei documenti
che andrebbero spiegati, se in Italia le interviste contemplassero
delle domande: il problema è che in Italia abbiamo inventato
questo genere letterario dell'intervista senza domanda, almeno
quando il politico è l'ospite. E quindi nessuno lo chiede ma
è una domanda legittima. Qui c'è un dirigente della Banca d'Italia
che viene incaricato dalla Procura di Palermo di fare un perizia...
D> Giuffrida?
M> ... esatto, il dottor Giuffrida, tuttora al suo posto
nonostante abbia subito alcune minacce pubbliche, il quale ha
studiato i finanziamenti che negli anni 70 e 80 arrivavano alle
22 anzi 34 holding che compongono la Fininvest...
D> Erano 22 e ora sono 34, ho appreso da questo libro.
M> Ma perché inizialmente si pensava a 22, poi andando a
cercare se ne sono scoperte anche 34 ...
D> Cosa sono queste "holding"
M> Be', diciamo, sono de contenitori di denaro, denaro che
passa tra l'una e l'altra in un complicatissimo sistema di scatole
cinesi e molto spesso non si capisce poi alla fine da dove è
partito. Infatti, questo tecnico di Banca d'Italia che, diciamo,
non è uno stalinista, è un'espressione del capitalismo, ha cercato
di capire da dove arrivassero questi soldi, perché ci sono 115
miliardi in 7 anni che arrivano in contanti.
D> 115 miliardi dell'epoca, che sarebbero?
M> Sarebbero sui 500 di oggi. Arrivano in contanti: immagino
in dei valigioni, in tir, non so come li si trasporti.
D> Da dove provenivano questi soldi?
M> Ehm, alla fine il dottor Giuffrida si arrende, alza le
mani e dice "provenienza sconosciuta"; e quindi bisogna conoscerla,
io credo che un uomo pubblico dovrebbe spiegarci che ci fossero
dei benefattori che continuavano a donare questi soldi in contanti,
ma bisognerebbe saperlo chi sono.
D> Ma i soldi che passano da una holding all'altra e eccetera
non lasciano delle tracce, non è possibile risalire all'indietro
come Pollcicno e arrivare fino all'origine?
M> No, il sistema francovaluta, si chiama così non sto a
spiegarlo perché è complicatissimo, faceva in modo che il punto
di partenza fosse inidentificabile. Tutto ciò poi era ancora
complicato da alcune amenità: il dottor Giuffrida, assieme agli
uomini della DIA, quando è andato a ritroso alla ricerca di
questi finanziamenti, è andato a cercare la documentazione presso
banche, e presso queste banche alcune società non risultavano
nemmeno essere mai esistite, poi si è scoperto perché:
erano state per errore classificate come negozi di parrucchiera
e estetista. Ora, l'idea che Berlusconi tra tutto quello che
ha abbia anche delle società di parrucchiere e estetista era
veramente troppo, infatti lì è stato detto "oops, ci siamo sbagliati",
non erano parrucchieri ed estetisti, erano società finanziarie.
D> Che banche erano queste banche?
M> Mah, una, la più famosa, è la Banca Rasini, quella dove
lavorava il padre del Cavalier Silvio Berlusconi: credo che
cominciò da impiegato e poi diventò, se non ricordo male, direttore
generale. Ed era una delle banche che è indicata dai giudici
di Palermo come quelle utilizzate per il riciclaggio del denaro
della mafia.
D> Noi siamo morti in questo momento, vuoi dirmi?
M> Quante querele vuoi prenderti? Sennò smettiamo.
D> Mah, il libro è interessantissimo, è meraviglioso: tu hai
avuto minacce dalla pubblicazione di questo libro?
M> Non ancora.
D> Ok, perfetto, poi fammi sapere.
M> Ho saputo alla libreria di Fiumicino, che un omino di
bassa statura...
D> ... solerte ...
M> ... era passato a comprare tutte le copie che c'erano.
D> Stampatene di più, no? Così loro le prendono e voi guadagnate.
M> Infatti, noi ristampiamo, loro ricomprano e vediamo chi
si stanca per primo.
D> E' stupendo. Una cosa su cui mi sono sempre interrogato è
questa: c'erano alcune società che voi chiamate nel vostro libro
"siringhe monouso", tipo la Palina eccetera, fanno una sola
operazione. perché? Cioè, partono dei soldi dalla Palina, holding
uno, due, tre, ta-ta-ta-ta e poi ritornano alla Palina: perché?
M> E poi ritornano all'origine: questa è una delle cose
più incomprensibili che si sia trovato ad affromntare questo
povero tecnico.
D> Erano dei giroconti fittizi?
M> Sono delle cose che nemmeno un tecnico di alto livello
come questo riesce a spiegare, per cui alla fine si arrende:
la procura di Palermo convocherà, anzi, credo che abbia già
convocato ma la cosa slitterà a dopo le elezioni, il Cavalier
Berlusconi perché può darsi che tutto ciò sia assolutamente
lecito, l'importante è spiegarlo. Bisognerà spiegarlo...
D> Facciamo un appello, no? Bisognerà spiegarlo. Voi parlate
di due fasi dell'impero Fininvest: una prima fase dagli anni
70 fino all'83, è la fase che abbiamo appena descritto, mi pare
di capire, dove piovono miliardi non si sa da dove, e una seconda
parte, invece, diciamo il CAF, tangentopoli, fino alla legge
Mammì...
M> è la fase Craxi, quando Craxi era presidente del Consiglio.
D> Esatto. Qui però dite una cosa interessante e che io non
sapevo, e cioè che Craxi ha partecipato alla fondazione di Forza
Italia.
M> Ah, quello è un altro documento straordinario, secondo
me: c'e un piccolo democristiano milanese che si chiama Ezio
Cartotto, che viene ingaggiato da Marcello Dell'Utri...
D> Chi è Marcello Dell'Utri?
M> Marcello Dell'Utri è il braccio destro di Silvio Berlusconi,
palermitano, l'uomo che nel 1974 quando Berlusconi ha bisogno
di uno stalliere va a Palermo, prende un boss mafioso glielo
porta a Milano e glielo mette in Villa per un anno e mezzo:
si chiamava Mangano questo boss, è stato poi processato al maxiprocesso
di Falcone e Borsellino e poi è stato condannato all'ergastolo
per traffico di droga, mafia e omicidio, ed era in rapporto
con Dell'Utri fino almeno al '93-'94. Chiusa la parentesi. Stavamo
dicendo?
D> Hai fatto una parentesi da niente...ci bevo un attimo
su? Non so voi ma io sto abbastanza tremando, ma ok. (si
sente un tonfo da ditro le quinte) Un attentato, sventato
per fortuna: state fermi e non saltate sulle sedie, nessuno
si muova. (applauso)
M> Allora: Dell'Utri ingaggia questo democristiano lombardo
perché dice" qui bisogna fare un partito, il Cavaliere dice
che i nostri referenti politici stanno malmessi con Mani Pulite
e quindi"...
D> Siamo nel 91-92?
M> Siamo nel '92, subito dopo l'arresto di Mario Chiesa
e i primi indagati, i primissimi piccoli indagati milanesi,
nemmeno Craxi: Craxi poi sarà a dicembre. Lo chiude in un ufficio
di Publitalia, gli dice di non dire niente perché della cosa
sa soltanto lui e il Cavaliere, nemmeno Confalonieri perché
era contrario a questo progetto di entrare in politica.
D> Fedele è simpatico, eh?
M> Bè, si, diceva delle cose che dette oggi sembra Stalin,
invece era Confalonieri: diceva "è impensabile che noi senza
vendere le televisioni andiamo in politica"; cercava di convincere
Berlusconi: infatti all'inizio lo tennero all'oscuro, così racconta
Cartotto. Allora, questo ufficio di Publitalia comincia a lavorare
alla fondazione del partito, che poi verrà reso noto
agli Italiani un anno e mezzo dopo: nessuno lo sa. E questo
Cartotto racconta delle cose secondo me strepitose: voglio citare
perché qui bisogna essere esattissimi, le querele volano
come... e noi non le vogliamo prendere le querele...
D> Non so tu, io no di certo. Credo che sia il male minore la
querela a questo punto.
M> Allora, Cartotto racconta il movente della nascita di
Forza Italia: "Berlusconi, in una convention di quadri della
Fininvest tenuta a Montecarlo, tenne un discorso che posso definire
di attacco, dicendo specificamente: i nostri amici che ci aiutavano,
Craxi & c., contano sempre di meno, i nostri nemici contano
sempre di più, dobbiamo prepararci aqualsiasi evenienza per
combatterli" . Ma racconta un'altra cosa secondo me strepitosa,
e cioè che nel 1992-93, quando Caselli non era nemmeno procuratore
di Palermo, quando nessuno si sognava di ipotizzre alcunchè
di rapporti tra mafia e Fininvest, Berlusconi, secondo Cartotto,
si aggirava per le sue aziende dicendo "se non andiamo in politica
ci accuseranno di essere mafiosi". Ora, a me francamente non
è mai capitatodi temere di essere accusato di essere mafioso.
A te non credo.
D> Non credo, no.
M> "Berlusconi, racconta Cartotto, temeva che entrando in
politica potessero essergli rivolte accuse di contiguità con
la associazione mafiosa. Per la verità Cartotto ad un'intervista
al Corriere dirà poi che Berlusconi diceva queste testuali parole:
mi faranno di tutto, andranno a frugare tutte le carte, diranno
che sono un mafioso.
D> Ma perché? Strano, no?
M> Poi aggiunge Cartotto che nel 1994,quando vennero fuori
le prime voci su queste liesons dangereuses, per usare
un termine raffinato, dice: "ricordo che Berlusconi mise sotto
accusa Dell'Utri specificando che nei sondaggi Forza Italia
stava scendendo proprio per questo problema dei suoi rapporti
con la mafia; ricordo che la reazione di Dell'Utri mi sorprese
alquanto, quando mi disse testualmente: Silvio non capisce che
dovrebbe ringraziarmi perché se dovessi aprire bocca io, puntini
puntini.
D> Queste sono dichiarazioni di Cartotto. Rese dove?
M> Queste sono dichiarazioni di Cartotto alle procure di
Caltanissetta e Palermo che indagano sui mandanti a volto coperto
delle stragi del 1992 e 93.
D> Cosa c'entrano?
M> Eh, cosa c'entrano. Quante querele vuoi beccarti? Allora...
D> No, stiamo cercando di capire, stai tirando fuori delle cose
che non stanno nè in cielo nè in terra, non è una logica normale,
credo, no? Non essere così soddisfatto, è una cosa tremenda,
oh, mamma mia.
M> No, sarà che le conosco e quindi do un po' meno peso.
C'è un atto assolutamente pubblico, la requisitoria del pubblico
ministero Luca Tescaroli al processo di appello per la strage
di Capaci dove sono stati condannati tutti i boss di Cosa Nostra,
da Riina in giù, per avere ordinato e realizzato la strage che
ha visto la moste di Falcone, della moglie, degli uomini della
scorta; in questo processo di appello Tescaroli fa un accenno
ad un'altra indagine che è in corso alla procura di Caltanissetta,
e che riguarda i mandanti avolto coperto, cioè coloro che avrebbero
diciamo suggerito se non altro la tempistica per quelle due
stagi in sequenza che erano Capaci e poi via D'Amelio: voi ricorderete
che in quei 50 giorni saltarono in aria i due giudici più famosi
d'Italia, a Palermo, cioè Falcone e Borsellino: intere autostrade
sventrate, cioè una cosa mai vista; forse in Colombia. E questo
pubblico ministero nella requisitoria ha sostenuto, ha ricordato,
le parole di alcuni collaboratori di giustizia i quali sostengono
che Totò Riina, prima di mettere a punto queste stragi, aveva
incontrato alcune persone importanti, come le chiamava lui,
e questi pentiti riferiscono che erano Berlusconi e dell'Utri.
Naturalmente tutto ciò è una requisitoria, èun documento pubblico,
è una cosa che è stata letta in udienza e noi l'abbiamo pubblicata,
non è una sentenza, ci mancherebbe altro, è semplicemente uno
spunto di indagine, indagine che mentre Tescaroli parlava era
in corso: e altre indagini ci sono sulle stragi del 3, perché
voi ricorderete che nel 93 ci fu quella replica, quando la mafia
stranamente cominciò ad occuparsi del patrimonio artistico:
cioè, la mafia uscì dal territorio siciliano e cominciò a mettre
bombe agli Uffizi, a via Palestro a Milano e qui a Roma, a San
giovanni in Laterano, per non parlare dell'attentato a Maurizio
Costanzo, che è un altro caso clamoroso: è molto interessante,
soltanto a livello cronologico, leggere quello che racconta
Cartotto, e cioè che Maurizio Costanzo era uno, all'interno
della Fininvest, ferocemente contrario alla nascita del partito
della Finivest, cioè alla scesa in campo della Fininvest in
politica. Insomma, è un bel quadretto.
D> Bè, direi, rivelazioni esplosive.
M> Sai qual è il brutto, o il bello? Che non sono rivelazioni,
cioè non sono cose che io sono andato atrovare e che nessuno
poteva trovare. Sono cose che sono state dette in un'aula di
tribunale.
D> Be', nessuno le riferisce perché ancora devono essere dimostrate.
M> Si, ma quando un pubblico ministero dice una cosa se
ne dovrebbe parlare.
D> Non se ne parla?
M> Non se ne parla molto.
D> C'è una specie di consegna del silenzio?
M> Un pochino, forse.
D> Forse stanno aspettando.
M> Forse stanno aspettando.
D> E Craxi cosa c'entra? perché tutto è partito da Craxi.
M> Si: Cartotto racconta che in queste riunioni ad Arcore
nelle quali si decideva la nascita di Forza Italia, a un paio
di queste riunioni partecipò Bettino Craxi, poco prima di volare
ad Hamamet, cioè prima di perdere l'immunità parlamentare e
di volare, un giorno prima, ad Hamamet per sottrarsi all'arresto.
D> Quindi quello che sostenete voi in questo libro è che, da
certi riscontri, deposizioni, ecc. ecc., la nascita del partito
è dovuta al fatto che mancavano i referenti politici ad un certo
punto quindi han detto: ok, dobbiamo farci le cose da soli.
Giusto?
M> Questo racconta l'unico testimone che ha parlato di quel
periodo, cioè questo Cartotto, che non è un pentito di mafia,
non è un delinquente...
D> E dove si trova adesso questo Cartotto?
M> Credo che stia appena fuori Milano. Viene chiamato spesso
a testimoniare in vari processi, quelli di Dell'Utri, quelli
di Berlusconi...
D> C'è un altro capitolo che secondo me è molto interessante,
ed è quello sulla legge Tremonti: Tremonti è nella cronaca di
questa settimana perché ha dato del gangster al ministro Visco
ecc. ecc.: ho letto però una cosa interessantissima su questa
legge Tremonti in realtà.
M> La legge Tremonti è una legge che, detta in soldoni,
rilascia delle agevolazioni fiscali alle imprese che reinvestono
gli utili. E quindi è una legge neutra. Senonchè un giorno una
certa azienda, che si chiama Mediaset, compra dei film, e comprati
quei film chiede al governo se può beneficiare dei vantaggi
della legge Tremonti. Il governo le risponde si, puoi beneficiare
di questi vantaggi. E questi vantaggi, quantificati, sono 243
mliardi. Il problema qual è: io non so se la Mediaset avesse
o non avesse il diritto ad accedere a questi vantaggi: c'è chi
sostiene di no perche i film acquistati non sono beni materiali
e la legge Tremonti si occupava soltanto di beni materiali;
ma diciamo che fosse tutto di loro diritto: il problema è che
a beneficiare di questa legge è colui che l'ha fatta, e cioè
il Cavalier Silvio Berlusconi con una mano è presidente del
Consiglio e con l'altra è padrone della Mediaset e si interpella
da solo chiedendo: "scusa, puoi tu usufruire di questa legge?
Si che puoi." . E alla fine ci guadagna 250 miliardi.
D> Ma come. Ogni volta che gli rinfacciano il conflitto di interessi
lui dice sempre: "No no no, perché poi io lo risolverò molto
tranquillamente: quando parleremo di cose che mi riguardano
io mi alzo e me ne esco". No?
M> Si, bè, non dovrebbe mai mettere piede, avremmo un governo
vacante, in esilio.
D> Si, perché io ho elencato le cose di cui si occupa: editoria,
telecomunicazioni, telefoni cellulari, assicurazioni, grandi
distribuzioni, cinema, audiovisivi, affari immobiliari, sport.
Tutto.
M> E negozi di parrucchieri ed estetisti.
D> I negozi di parrucchieri, hai ragione. Dunque: riassumiamo
un pochettino il percorso di questo libro: c'è dentro un'intervista
anche a Borsellino che è incredibile.
M> C'è un'intervista agghiacciante a Paolo Borsellino: è
una rarità questa intervista, perché la Rai l'ha potuta trasmettere
soltanto nottetempo...
D> Perché l'ha potuta trasmettere? In che senso?
M> La Rai ce l'aveva, ma Roberto Morione, direttore di Rai
News 24, ha fatto il giro delle sette chiese per offrirla a
tutti quelli che hanno i programmi in prima serata, ai telegiornali,
e tutti gli hanno detto che non gli interessava perché era roba
vecchia: in realtà questo è l'ultimo documento filmato di Paolo
Borsellino prima che salti in aria. è stata fatta il 21 maggio
del 92, due giorni dopo salta in aria Falcone, 50 giorni dopo
salta in aria Borsellino.
D> Cosa c'era di così drammatico in questa intervista?
M> Bè, è un'intervista abbastanza agghiacciante, per chi
la vede soprattutto col senno di poi, cioè la vede come il testamento
spirituale. Borsellino dice alcune cose: a) che la procura di
Palermo in quel momento sta indagando sui rapporti tra Berlusconi,
Dell'Utri e Mangano; e poi dice un'altra cosa: dice che in una
intercettazione del 1981 tra Mangano e Dell'Utri, Mangano sta
contrattando con Dell'Utri a proposito di un cavallo. E Borsellino
dice che "nel maxiprocesso noi abbiamo appurato che Mangano
quando parla di cavalli intende partite di droga". Quando poi
il giornalista, che è un francese, quindi fa domande, gli dice
" se ricordo bene nell'inchiesta c'è un'intercettazone fra Mangano
e Dell'Utri in cui si parla di cavalli". Borsellino, che evidentemente
è un fine umorista, risponde "bè, nella conversazione nel maxiprocesso,
se non piglio errore, si parla di cavalli che dovevano essere
mandati in un albergo.Quindi non credo che potesse trattarsi
effettivanente di cavalli: se qualcuno mi deve recapitare due
cavalli me li recapita all'ippodromo oppure al maneggio, non
certamente dentro a un albergo". Allora, voi immaginate un'intervista
di questo genere rilasciata oggi da Borsellino vivo, che cosa
si direbbe di Borsellino, che è una toga rossa, che è arrivata
la cavalleria comunista, che non a caso è un complotto politico,
la giustizia a orologeria. Il problema è che pare che Paolo
Borsellino votasse Movimento Sociale; cioè appartenevaa quella
tradizione della destra, la nobile tradizione della destra legalitaria,
che in Sicilia faceva fronte contro la mafia. Per cui, andava
perfettamente daccordo con suoi colleghi che erano di sinistra.
Immaginatevi se un uomo come Borsellino fosse sopravvissuto
e avesse rilasciato oggi questa intervista dove sarebbe già
finito, come minimo davanti al CSM, come minimo. Il fatto che
in questo paese un'intervista del genere non trovi un programma
che la trasmetta in prima serata ma debba andare di notte è
abbastanza significativo.
D> E che fine ha fatto questa bobina poi?
M> La bobina c'è, è stata acquisita agli atti della procura
di Caltanissetta che indaga sulle stragi , perché è molto interessante
sapere di che cosa si stava occupando la magistratura palermitana
nel momento in cui saltavano in aria i suoi due maggiori esponenti.
O no? E quindi èstata acquisita. è molto istruttiva, secondo
me, andrebbe discussa, ci vorrebbero delle risposte.
D> Io ho invitato il Cavalier Berlusconi qua ma non viene. Più
di così non so cosa posso fare.
M> Strano.
D> In realtà in un qualunque altro paese europeo o del mondo
anche un ventesimo di queste piccole rivelazioni scatenerebbero
il terremoto politico. Qua invece non capita nulla.
M> Oggi è venuto ad interessarsi di questo libro e a farmi
una piccola intervista un giornalista del Financial Times, il
quale mi raccontava dell'avventura di un dirigente molto promettente
del partito conservatore britannico, mi ha lasciato anche un
appunto con il nome e quindi voglio essere preciso: si chiama
Jonathan Atkin, il quale un giorno, convocato ad un processo
che riguardava chi avesse pagato il conto di albergo da 3 milioni
di lire a sua figlia ha mentito, cioè ha detto una cosa invece
di un'altra, ed è stato immediatamente impacchettato e portato
in carcere, un ex ministro nonchè parlamentare conservatore,
è rimasto in carcere 6 mesi ed è uscito l'altro giorno. Ha ovviamente
la carriera politica finita, ma aveva mentito su un conto di
3 milioni della figlia. Io non oso immaginare quanta gente ci
sarebbe nel Parlamento Italiano se vigessero le stesse leggi,
probabilmente sarebbe semideserto.
D> Io mi chiedo, caro Marco, in che paese viviamo. Comunque
volevo ringraziarti perché tu, facendo questo libro, dimostri
di essere un uomo libero, e non è facile trovare uomini liberi
in quest'Italia di merda.
M> Ti ringrazio molto. Mi veniva in mente una cosa: quel
governatore della Pensylvania che un giorno si presentò in televisione
e si infilò la canna di una pistola in bocca e si sparò: credo
che tu stasera, più o meno...
D> No, no, non lo farei mai.
M> Avresti fatto molto prima.
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