Prefazione di Antonio
Padellaro
Quando una mattina d'estate
di quattro anni fa Marco Travaglio mi chiamò sul cellulare
non sapevo che quella telefonata avrebbe cambiato la
sua vita e la mia. Con voce innocente Marco mi propose
per «l'Unità» (da poco tornata in edicola tra mille
difficoltà e che io condirigevo accanto a Furio Colombo)
una rubrichina di varietà politico. Doveva essere, minimizzò,
uno scherzuccio, un divertimento, un giochino senza
pretese, tanto è vero che aveva un titolo simpaticamente
esotico e privo di malizia: Bananas. Cosa ne pensavo?
Lo sciagurato rispose di sì. Indubbiamente Bananas ha
cambiato in meglio la vita del suo autore che da quattro
anni viaggia sull'onda del successo degli scherzucci,
riempie piazze entusiaste, firma autografi, incamera
sostanziosi diritti d'autore. Indubbiamente Bananas
ha cambiato la mia vita in peggio visto che a causa
sua sono incanutito precocemente, convivo con pile di
querele e atti di citazione senza contare le legioni
di personaggi influenti che non mi rivolgono più la
parola e coltivano nei miei confronti cupi propositi
di vendetta. Quella famosa mattina c'era una domanda
che avrei dovuto fare, e che non feci. Questa: caro
Marco, visto che sei un'affermata e stimata firma di
«Repubblica» e dell'«Espresso», e visto che se tu volessi
non ti mancherebbero certo altre prestigiose testate
a cui offrire la tua apprezzata prosa, perché mai proponi
Bananas proprio a noi dell'«Unità» che con quei colossi
dell'editoria non possiamo certo competere? Se fossi
stato un condirettore meno autolesionista, avrei dovuto
indagare preventivamente su Bananas e sul suo autore.
Chi li mandava? Cosa c'era sotto? Se avessi usato questa
elementare prudenza avrei accertato che la caratteristica
fondamentale del simpatico divertimento era appunto
quella di risultare impubblicabile per la totalità della
stampa italiana. Ora, onestamente, provate a immaginare
Bananas sul «Corriere della Sera» o sulla «Stampa» o
sul «Sole-24 Ore». E non biasimo, certo, quegli illustri
direttori, miei colleghi, se alle profferte di Travaglio
gli avessero responsabilmente chiuso il telefono in
faccia dicendogli: ma sei matto?! Quattro anni fa, insomma,
si realizzò un combinato disposto tra due diverse pazzie.
Quella di Travaglio consisteva nel credere che qualcuno
avrebbe mai pubblicato Bananas. Mentre l'alterazione
psichica di Furio e mia (ben più grave) è provata dal
fatto che Bananas, malgrado tutto, lo abbiamo messo
in pagina, quasi ogni giorno, da quattro anni ininterrotti.
Qualcuno sostiene che Furio Colombo ha perso la poltrona
di direttore dell' «Unità» anche per colpa di Bananas.
Non ci volevo credere fino a quando anche la mia di
poltrona ha cominciato a vacillare (sotto la duplice
pressione dei nemici di Travaglio e dei lettori che
lo vorrebbero al posto mio). Perciò comincio a pensare
di essere io il vero obiettivo di Bananas; e che Berlusconi,
Previti, e la Banda Bassotti che ci governa, siano i
falsi bersagli di un oscuro complotto che, in realtà,
vuole condurre alla rovina me e la mia famiglia. Ormai,
la sera, quando arriva Bananas la ingurgito a mo' di
cicuta. L'introduzione che state leggendo è la prova
che non sto esagerando. Il sadismo di Travaglio è giunto
al punto di costringermi a scrivere, con la sua celebrazione,
il mio epitaffio.
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