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Bananas 2 la vendetta: le nuove avventure del cavalier Bellachioma dal kapò al kappaò

Marco Travaglio
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«Qualcuno sostiene che Furio Colombo ha perso la poltrona di direttore dell'"Unità" anche per colpa di Bananas. Non ci volevo credere fino a quando anche la mia di poltrona ha cominciato a vacillare (sotto la duplice pressione dei nemici di Travaglio e dei lettori che lo vorrebbero al posto mio).»
Dalla Prefazione di Antonio Padellaro

Ignorato, cacciato o attaccato dai maggiori mass media del nostro paese, Marco Travaglio si è ugualmente guadagnato la fama di ottimo giornalista, libero e indipendente, documentato e aggressivo. Nei suoi articoli e nei suoi libri, segue con puntigliosa determinazione l'involuzione italiana. Da un lato tiene viva la memoria di un passato che i nostri potenti rimuovono e dimenticano con facilità sospetta, cambiando opinione e posizione con assoluta disinvoltura, nascondendo montagne di scheletri negli armadi, impermeabili al senso del ridicolo. Dall'altro resta tenacemente fedele ad alcuni principi elementari del vivere civile - a cominciare dalla difesa della legalità e delle istituzioni e delle forme democratiche. E in Italia questo è già sufficiente per essere bollati come pericolosi estremisti. Di più, Marco Travaglio esibisce il talento di un grande scrittore satirico: la sua rubrica Bananas, pubblicata quotidianamente sull'«Unità», è uno scintillante esercizio di invenzioni e di intelligenza, dove la parola - plasmata fino al limite del virtuosismo - diventa un'arma infallibile, ma anche il trampolino per una implacabile critica della realtà. Lo sanno benissimo i suoi affezionati lettori, ma anche le sue vittime. Sulla scia del suo maestro Indro Montanelli e di un altro modello come Fortebraccio, Marco Travaglio è anche un autentico scrittore, un maestro in una delle arti più difficili: far ridere, anche se con una punta di feroce amarezza.

 

Prefazione di Antonio Padellaro

Quando una mattina d'estate di quattro anni fa Marco Travaglio mi chiamò sul cellulare non sapevo che quella telefonata avrebbe cambiato la sua vita e la mia. Con voce innocente Marco mi propose per «l'Unità» (da poco tornata in edicola tra mille difficoltà e che io condirigevo accanto a Furio Colombo) una rubrichina di varietà politico. Doveva essere, minimizzò, uno scherzuccio, un divertimento, un giochino senza pretese, tanto è vero che aveva un titolo simpaticamente esotico e privo di malizia: Bananas. Cosa ne pensavo? Lo sciagurato rispose di sì. Indubbiamente Bananas ha cambiato in meglio la vita del suo autore che da quattro anni viaggia sull'onda del successo degli scherzucci, riempie piazze entusiaste, firma autografi, incamera sostanziosi diritti d'autore. Indubbiamente Bananas ha cambiato la mia vita in peggio visto che a causa sua sono incanutito precocemente, convivo con pile di querele e atti di citazione senza contare le legioni di personaggi influenti che non mi rivolgono più la parola e coltivano nei miei confronti cupi propositi di vendetta. Quella famosa mattina c'era una domanda che avrei dovuto fare, e che non feci. Questa: caro Marco, visto che sei un'affermata e stimata firma di «Repubblica» e dell'«Espresso», e visto che se tu volessi non ti mancherebbero certo altre prestigiose testate a cui offrire la tua apprezzata prosa, perché mai proponi Bananas proprio a noi dell'«Unità» che con quei colossi dell'editoria non possiamo certo competere? Se fossi stato un condirettore meno autolesionista, avrei dovuto indagare preventivamente su Bananas e sul suo autore. Chi li mandava? Cosa c'era sotto? Se avessi usato questa elementare prudenza avrei accertato che la caratteristica fondamentale del simpatico divertimento era appunto quella di risultare impubblicabile per la totalità della stampa italiana. Ora, onestamente, provate a immaginare Bananas sul «Corriere della Sera» o sulla «Stampa» o sul «Sole-24 Ore». E non biasimo, certo, quegli illustri direttori, miei colleghi, se alle profferte di Travaglio gli avessero responsabilmente chiuso il telefono in faccia dicendogli: ma sei matto?! Quattro anni fa, insomma, si realizzò un combinato disposto tra due diverse pazzie. Quella di Travaglio consisteva nel credere che qualcuno avrebbe mai pubblicato Bananas. Mentre l'alterazione psichica di Furio e mia (ben più grave) è provata dal fatto che Bananas, malgrado tutto, lo abbiamo messo in pagina, quasi ogni giorno, da quattro anni ininterrotti. Qualcuno sostiene che Furio Colombo ha perso la poltrona di direttore dell' «Unità» anche per colpa di Bananas. Non ci volevo credere fino a quando anche la mia di poltrona ha cominciato a vacillare (sotto la duplice pressione dei nemici di Travaglio e dei lettori che lo vorrebbero al posto mio). Perciò comincio a pensare di essere io il vero obiettivo di Bananas; e che Berlusconi, Previti, e la Banda Bassotti che ci governa, siano i falsi bersagli di un oscuro complotto che, in realtà, vuole condurre alla rovina me e la mia famiglia. Ormai, la sera, quando arriva Bananas la ingurgito a mo' di cicuta. L'introduzione che state leggendo è la prova che non sto esagerando. Il sadismo di Travaglio è giunto al punto di costringermi a scrivere, con la sua celebrazione, il mio epitaffio.