Tradizione
vuole che alla Mostra del Cinema di Venezia ci
siano due film a sorpresa: il primo era stato
l'ultimo lavoro di Takeshi Kitano; oggi è stata
la volta di "Viva Zapatero!", documentario satirico
firmato da Sabina Guzzanti.
L'evento è
di quelli che scottano dal punto di vista politico.
Intanto è organizzato dall'associazione degli
autori cinematografici (ANAC); poi ha l'appoggio
totale del Festival; infine affronta un argomento
che molto ha fatto discutere durante la Mostra,
quello relativo alla libertà di espressione
(stesso tema di "Good Night, And Good Luck"
di George Clooney).
Insomma: la prima proiezione di "Viva Zapatero!"
va esaurita in un momento, anche perché è data
per certa la presenza in sala di Sabina Guzzanti,
Michele Santoro e Marco Travaglio (che infatti
ci sono e vengono accolti con un fragoroso applauso).
Il documentario
ripercorre gli ultimi anni di censure televisive:
partendo dal caso di Raiot (il programma della
Guzzanti cancellato dopo la prima puntata),
si ricordano le cacciate di Enzo Biagi, Michele
Santoro, Daniele Luttazzi, Paolo Rossi e molti
altri.
Poi ci si reca all'estero: in Inghilterra, Francia,
Olanda, tutti paesi in cui nessuno si sogna
di cancellare i programmi televisivi di satira.
Ce n'è per la destra e per la sinistra.
La ricostruzione dei fatti si alterna a interviste,
scenette comiche e materiali d'archivio. La
narrazione prosegue serrata e chiara. La regia
adotta uno stile da reportage (però meno 'grezzo'
rispetto ai lavori di Michael Moore).
Il finale è
un bel lavoro di montaggio che ci riporta alla
seconda puntata di Raiot, quella che venne organizzata
in teatro e che attraverso nient'altro che il
passaparola radunò migliaia di persone.
Anche sull'onda di queste immagini il pubblico
tributa a Sabina Guzzanti una lunghissima ovazione.
E non si liquidi la questione come partigianeria
politica: il documentario è molto ben fatto
e invita a riflessioni molto serie.