Libera Rai in libera
Mediaset
Alla Rai non sposterò
nemmeno una pianta (29 marzo 1994).
Epurazioni? Non fanno parte della nostra cultura. Tagliare
teste? Non ci pensiamo nemmeno (10 aprile 1994).
La satira è il vento della libertà (23 marzo 2001).
Mai mi occuperò di questioni televisive, per non dare
l'impressione di voler favorire i miei affari, anzi
starò più dalla parte della Rai che della Fininvest
(30 maggio 1994).
Due mesi dopo sfiducia il Cda Rai dei "professori"
con due anni di anticipo sulla scadenza fissata per
legge; poi mette il veto sul nuovo Cda nominato dai
presidenti delle Camere Irene Pivetti e Carlo Scognamiglio
perché mancano il suo amico Giulio Malgara e Francesco
Gentile, il filosofo gradito a Fini; infine impone alla
presidenza Rai Letizia Moratti e alla direzione della
Sipra l'ex amministratore di Publitalia Antonello Perricone.
Il Cda [dei "professori",
nda] dovrebbe dimettersi, lì perdono miliardi e poi
ne spendono altri con programmi che fanno propaganda
ai comunisti. Io però non posso intervenire perché direbbero
che ho un interesse personale (1° giugno 1994).
È certamente anomalo
che in uno Stato democratico esista un servizio pubblico
televisivo contro la maggioranza che ha espresso il
governo del Paese. La Rai è faziosa, è contro il governo
che la gente ha voluto, e la gente è d'accordo con me,
questa Rai non le piace: me l'ha detto un sondaggio.
Il governo se ne occuperà tra breve (7 giugno 1994).
Dopo le prevedibili polemiche, Berlusconi fa retromarcia:
Sulle mie affermazioni c'è stata disinformazione e molti
giornali hanno completamente capovolto la realtà delle
mie parole. Mai auspicato una Rai filogovernativa, io
la voglio indipendente, autonoma, equilibrata (8 giugno
1994).
C'è da ritenere che,
proprio perché proprietario di un gruppo che è in concorrenza
con le tre reti Rai, il presidente del Consiglio stia
un po' più dalla parte della Rai che della Fininvest
(25 giugno 1994).
Il vertice Rai non gode della fiducia del governo. L'esperienza
dei "professori" è in via di esaurimento (Giuliano Ferrara,
portavoce del premier Berlusconi, 26 giugno 1994).
I professori hanno presentato un piano triennale scandaloso!
(Silvio Berlusconi, 28 giugno 1994). Tre giorni dopo
il governo licenzia in tronco il Cda Rai con un emendamento
al decreto salva-Rai, che prevede la decadenza dei "professori"
in caso di bocciatura del piano triennale. Il Cda si
dimette.
Fra i nuovi direttori
non c'è nessun nome indicato da Forza Italia (18 novembre
1994). Ma c'è chi lo smentisce in tempo reale:
Se le faccio vedere il bigliettino che qualche tempo
fa ho scritto sulla Rai per il Big Boss [Berlusconi,
nda], scoprirà che quattro nomi su cinque siamo riusciti
a portarli: Rossella, Angelini, Mimun e Vigorelli. Solo
su Beha è andata male, per colpa della Lega... Comunque
la Lega se l'è voluta, ha pagato il suo modo di fare
(Fabrizio Del Noce, deputato di Forza Italia, La Stampa,
18 novembre 1994).
In Rai c'è un clima
da soviet, ma se non passerà la disinformatja vinceremo
noi (4 marzo 1995).
Un terzo polo televisivo
sarebbe una disgrazia (4 maggio 1995).
Silvio Berlusconi.
Santoro, complimenti a questi processi in diretta, siamo
allibiti per come la Rai usi le trasmissioni di informazione
politica per fare dei processi che invece si devono
svolgere nelle aule dei tribunali... Michele Santoro.
No, no scusi, così no... Berlusconi. Posso anche
smettere subito se lei continua... Santoro. Lei
non può attaccare la Rai, se lei continua chiudo il
collegamento telefonico. Berlusconi. Lei è un
dipendente del servizio pubblico, si contenga! Santoro.
Del servizio pubblico, ma non suo, appunto! (telefonata
in diretta a "Il raggio verde", 17 marzo 2001).
Due reti Rai saranno
vendute e una continuerà a garantire il servizio pubblico
(La Stampa, 11 maggio 2001). Naturalmente Berlusconi
si guarderà bene dal venderne anche una sola, onde evitare
l'affacciarsi di concorrenti privati nel suo monopolio.
La Rai è ancora nelle
mani della sinistra. Noi vogliamo una televisione pubblica
obiettiva, equilibrata. Come le mie televisioni private
(25 gennaio 2002).
Dalla vicenda Rai mi
tengo rigorosamente fuori. Il compito delle nomine spetta
ai presidenti di Camera e Senato. Non leggo neppure
gli articoli, guardo solo i titoli, con tutte le candidature
possibili e immaginabili. Non voglio parlare di questo
tema di cui sono responsabili i presidenti delle Camere
(Ansa, 5 febbraio 2002). Poi comincia subito a parlarne,
dettando le sue liste di prescrizione.
Il modo in cui è stata
gestita la tv pubblica durante le precedenti elezioni
è stato scandaloso. C'è stata una sorta di killeraggio
politico della tv pubblica gestito da una parte politica
nei confronti dell'opposizione e del suo leader. Mai
nella storia della Repubblica si era verificato che
la tv pubblica si facesse arma contro una parte politica.
Si è andati contro la mia immagine con una serie di
trasmissioni, come quelle di Luttazzi, Santoro e Biagi,
che hanno portato alla discesa, dal 64 al 47%, del mio
gradimento personale presso l'opinione pubblica. La
tv pubblica è stata gestita come una clava. Ma questo
non accadrà più, il centrodestra garantirà una tv pubblica
super partes e un'informazione equilibrata e oggettiva
senza privilegiare una parte o penalizzarne un'altra.
Sulla questione delle nomine Rai voglio restare fuori:
sono sicuro del senso di responsabilità dei presidenti
di Camera e Senato: indicheranno un Cda che garantirà
una televisione pubblica equilibrata (al vertice internazionale
di Caceres, in Spagna, Ansa, 8 febbraio 2002).
Non ci sarà un Santoro
di centrodestra, non ci sarà un Biagi di centrodestra,
non ci sarà un Travaglio di centrodestra, perché il
centrodestra ha davvero un'anima liberale e non si avvicinerà
mai neppure lontanamente all'utilizzo della tv pubblica
che è stato fatto in maniera scandalosa e antidemocratica
dalla sinistra al potere nella Rai. Secondo Datamedia,
la campagna elettorale mi aveva portato ad acquisire,
oltre allo zoccolo duro di consensi che avevo sempre
avuto, anche una fascia importante di incerti, che era
arrivata al 64%. Qui cominciò l'offensiva della Rai
di Zaccaria, con i suoi Travaglio, i suoi Santoro, i
suoi Biagi, con tutta quella falsa satira che invece
era un'azione volta a demolire l'immagine del leader
dell'opposizione. Guardate che cosa è successo: la prima
settimana c'è stata una discesa di 6,5 punti, 3,5 la
seconda, poi addirittura 5 punti nelle due settimane
successive, fino ad arrivare al 47% il giorno precedente
le elezioni, che poi vincemmo con il 49,4%, cui va aggiunto
lo 0,4% della lista che era stata fatta per le regole
della legge elettorale. Abbiamo vinto con la larga maggioranza
che ci ritroviamo oggi alla Camera e al Senato, e immediatamente
dopo ecco il ritorno al 65,2%, poi al 68% e nell'ultimo
sondaggio addirittura al 70%. Che cosa è successo? Questa
parte di elettori e di cittadini italiani sentendo affermare
certe cose in tv ha ritenuto che fossero cose vere:
se poi queste cose vengono ripetute, sono ritenute addirittura
incontrovertibili. Non lo dico io, è stato un pm certamente
non favorevole a me che ha fatto questa affermazione.
Immediatamente dopo invece si sono detti: ma allora
queste erano fandonie, erano false accuse, non era stato
Berlusconi il mandante di assassini, omicidi, di tutto
ciò che si era fatto credere attraverso l'autorevolezza
della rete pubblica. Quello che voglio affermare è che
il centrodestra non farà mai un attentato alla democrazia
come quello che è stato messo in atto dalla Rai del
centrosinistra (ancora dal vertice di Caceres, Ansa,
9 febbraio 2002).
Peccato che, un anno prima, dopo la messa in onda
dei programmi "incriminati", Berlusconi - sempre citando
Datamedia - avesse fornito dati esattamente opposti:
aveva infatti sostenuto che il solo "Satyricon" gli
aveva fatto guadagnare 5 punti percentuali, con un balzo
dal 53 al 58% in pochi giorni. E Dell'Utri aveva ringraziato
i "demonizzatori" con queste parole: "Mi hanno fatto
una grande campagna pubblicitaria. La demonizzazione
a cui sono stato sottoposto ha fatto scattare una molla
in tante persone, anche di sinistra".
Io mi tengo fuori dalla
questione Rai ed è una novità, un fatto nuovo che il
governo si tenga fuori (Corriere della Sera, 10 febbraio
2002).
Il presidente Berlusconi
non è intervenuto, non sta intervenendo e non interverrà
nella vicenda Rai (Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio, Ansa, 18 febbraio 2002).
Io non ho cambiato
posizione, mi tengo fuori da questa vicenda della Rai.
Ma l'altra sera mi sono permesso di dire a Fini che,
se sente Casini, gli dica di non perdere tempo dopo
il voto in commissione sulla legge per il conflitto
di interessi, per far sì che non si inizi o continui
una telenovela (Silvio Berlusconi, Corriere della Sera,
20 febbraio 2002) Io non ho cambiato posizione, mi tengo
fuori da questa vicenda della Rai. Ma l'altra sera mi
sono permesso di dire a Fini che, se sente Casini, gli
dica di non perdere tempo dopo il voto in commissione
sulla legge per il conflitto di interessi, per far sì
che non si inizi o continui una telenovela (Silvio Berlusconi,
Corriere della Sera, 20 febbraio 2002) Due giorni
dopo, il 22 febbraio, Casini e Pera obbediscono e nominano
un Cda Rai di stretta osservanza berlusconiana: Antonio
Baldassarre (FI-An), Ettore Albertoni (Lega), Marco
Staderini (Udc), Luigi Zanda (Margherita) e Carmine
Donzelli (Ds). Nuovo direttore generale: l'ex direttore
di Rai1 Agostino Saccà, che ha appena dichiarato di
votare Forza Italia "con tutta la mia famiglia". Il
neopresidente Baldassarre, intimo di Previti, promette
comicamente: "È una svolta storica, terremo i partiti
fuori dalla Rai". Infatti... Solo fra qualche settimana
alla Rai ci sarà qualche cambiamento e - dobbiamo esserne
tutti orgogliosi - non ci saranno mai un Biagi, un Luttazzi,
un Santoro di centrodestra che attaccheranno la sinistra.
Noi non useremo mai in modo criminoso la televisione
pubblica pagata con i soldi di tutti (Silvio Berlusconi
al congresso di An a Bologna, 5 aprile 2002).
Le nomine Rai? Io me
ne sto fuori e faccio bene. Il governo ne sta fuori.
Non ne voglio sapere nulla (Ansa, 12 aprile 2002).
In questi giorni la
Rai ha cambiato i responsabili dei tg e delle reti.
Tornerà finalmente a essere una tv pubblica, cioè di
tutti, cioè oggettiva, cioè non partitica, cioè non
faziosa come è stata con l'occupazione manu militari
da parte della sinistra. L'uso che i Biagi, i Santoro
e i... come si chiama quello là... ah sì, Luttazzi,
hanno fatto della televisione pubblica, pagata con i
soldi di tutti, è stato criminoso. Preciso dovere della
nuova dirigenza Rai è di non permettere più che questo
avvenga. Ove cambiassero, nulla ad personam. Ma siccome
non cambieranno... (conferenza stampa a Sofia, 18 aprile
2002).
Verrà prontamente esaudito. Intanto la Cdl occupa
pure gran parte delle direzioni di reti e tg: Del Noce
(FI) a Rai1, Clemente J. Mimun (FI) al Tg1, Antonio
Marano (Lega) a Rai2, Mauro Mazza (An) al Tg2, Angela
Buttiglione (Udc) ai tg regionali, Sergio Valzania (Udc)
a Radio Due e Tre. In seguito, Berlusconi, negherà spudoratamente
di avere ordinato l'epurazione di Biagi, Santoro e Luttazzi.
Ma vede, Vespa, in Bulgaria... si stava ridendo e scherzando
con gli imprenditori lietissimi che finalmente il governo
italiano fosse lì a sostenere il loro ruolo in Bulgaria.
Non era prevista la presenza dei giornalisti. Poi invece
entrarono i cronisti, senza che nessuno ci avesse avvisato.
Davanti ai giornalisti mi sarei attenuto assolutamente
a un linguaggio ufficiale, perché c'è sempre lo stravolgimento
di quello che dico (a "Porta a Porta", 31 marzo 2005).
Biagi e Santoro non volevo allontanarli. Non sono stato
io a penalizzare questi signori, ma l'Autorità preposta
alla verifica della par condicio (a "Otto e mezzo",
9 gennaio 2006). Non dice quale Autorità, anche perché
nessuna autorità ha mai sanzionato né Biagi né Santoro
per violazione della par condicio.
La Rai? Io mi tengo
fuori dalla vicenda e voglio continuare a farlo (Adnkronos,
5 dicembre 2002). Poi riceve i vertici Rai nella
sua residenza privata romana a Palazzo Grazioli. E,
quando la sinistra protesta, risponde:
Ma quale conflitto d'interessi! Vadano a dire queste
cose a un resuscitato "Drive in"! (28 febbraio 2003).
Spero che la prossima
settimana si possa concludere con le nomine Rai. Petruccioli
presidente? Perché no? (27 maggio 2005).
Il premier Berlusconi
mi ha chiamato e mi ha detto: "Professore, lei è sempre
stato al servizio del Paese, adesso è al Paese che deve
dare un ultimo contributo e assumere la presidenza della
Rai". E, nonostante le mie perplessità, ho dovuto dare
la mia disponibilità... La cosa è stata mal gestita.
Sono molto contrariato. Gianni Letta e soprattutto Berlusconi
certe cose le dovrebbero sapere. E le dovrebbero saper
fare (Andrea Monorchio, appena indicato da Berlusconi
come presidente della Rai, ma bocciato dall'opposizione,
La Stampa, 2 giugno 2005).
Andrea Monorchio sarebbe
andato benissimo come presidente della Rai, anche in
vista della privatizzazione della tv pubblica... Io
pensavo a Petruccioli come presidente, ci si può ripensare
se tutto il centrosinistra è d'accordo. Altrimenti niente
(Silvio Berlusconi, 2 giugno 2005). Infatti il 27
luglio il ds Claudio Petruccioli diventa presidente
della Rai dopo una visita a Palazzo Grazioli, residenza
privata del presidente del Consiglio nonché proprietario
di Mediaset. Il quale però non è ancora soddisfatto
e allunga la lista bulgara.
Non c'era bisogno di
Adriano Celentano per avere ventate di libertà in televisione.
Basta guardare ogni giorno i canali Rai per vedere battute
contro il presidente del Consiglio da parte di Serena
Dandini e Sabina Guzzanti, Gene Gnocchi ed Enrico Bertolino,
Dario Vergassola, Corrado Guzzanti e altri che cerco
di non tenere a mente. Oltre, è ovvio, a "Rockpolitik".
Quello di giovedì 20 ottobre è soltanto l'ultimo episodio
di un sistema della comunicazione, televisione ma anche
stampa, che dal 2001 ha sistematicamente attaccato l'operato
del governo e il presidente del Consiglio (a proposito
di Adriano Celentano che ha invitato Michele Santoro
a "Rockpolitik" e ha denunciato le censure e le epurazioni
berlusconiane alla Rai, 23 ottobre 2005).
La Rai è una vera e
propria macchina da guerra contro di me. E anche le
mie televisioni mi remano contro (Corriere della Sera,
28 gennaio 2006).
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