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Nuovo volume di Peter Gomez e Marco Travaglio. Prefazione di Giorgio Bocca
Il catalogo dell´inciucio vizi e tentazioni a sinistra
Dalla visita di D´Alema a Mediaset alla nomina di Petruccioli alla Rai

di Curzio Maltese
La Repubblica 2/12/05

"Inciucio", l´ultimo libro di Peter Gomez e Marco Travaglio, comincia con la nomina di Claudio Petruccioli, il primo ex Pci alla guida della tv di Stato. «Il 27 luglio 2005 è una data storica. Il senatore diessino Claudio Petruccioli entra in casa Berlusconi da presidente della Vigilanza sulla Rai e ne esce presidente della Rai». Quando il libro era in stampa, Petruccioli ha dato il meglio di sé, accreditando i cattivi pensieri degli autori di "Inciucio". Con una bella dose di coraggio, il nuovo presidente ha lanciato sul Corriere della Sera un appello per il ritorno in Rai di un giornalista discriminato da troppo tempo. Forse Enzo Biagi o Michele Santoro, vittime del famoso proclama bulgaro di Berlusconi, appena ritrasmesso da Adriano Celentano? Ma certo che no, il discriminato è Giuliano Ferrara che in questi cinque anni è apparso in tv più o meno quanto la rubrica del meteo.
E´ un esempio dell´antica tentazione all´inciucio della sinistra italiana. Naturalmente non il più grave. Basta pensare ai cinque anni di governo ulivista senza mai neppure un cenno alla legge sul conflitto d´interessi o alla riforma televisiva. Dai tempi della famosa visita di D´Alema alla sede di Mediaset, eletta a patrimonio nazionale e dunque da tutelare ad ogni costo, alla faccia del liberismo di moda e agli strombazzati valori del mercato e della concorrenza. Lungo il decennio berlusconiano la tentazione all´inciucio si è manifestata in mille modi. Per esempio nella convergenza programmatica, si diceva una volta, fra la destra e una parte di nomenklatura della sinistra nella condanna ai movimenti, il fuoco incrociato piovuto sulla testa degli oppositori «troppo radicali». Giorgio Bocca scrive nella prefazione: «L´accusa più forte che il campo "riformista", cioè trasformista, muove a Marco Travaglio non è politica, ma caratteriale: Travaglio è antipatico, fa venire l´orticaria al povero Bertinotti, e non solo a lui». Ed è insomma piuttosto curioso che al capo dei comunisti faccia venire l´orticaria un giornalista d´opposizione e invece piaccia tanto uno come Bruno Vespa. Bertinotti è la figura che meglio incarna una certa opposizione comoda, l´estremista parolaio di una canzone di Gaber, "Il bar Casablanca". Con la differenza che al baretto della Statale il nostro preferisce i salotti della tv di regime. Ma la tendenza a non rovinarsi il fegato con un eccesso di indignazione civile è molto diffusa. Gomez e Travaglio magari a volte esagerano nell´opposto. Non è sicuro che Ritanna Armeni o lo stesso Ferrara meritino tanta attenzione.
E´ un libro sul recente passato, ricco e documentato come sempre, ben scritto, ma è anche un campanello d´allarme sul possibile futuro. Chi si aspetta dalla fine del berlusconismo una svolta, una rinascita civile del Paese, forse s´illude. Le culture politiche in Italia in fondo sono omologhe nella comune pratica del trasformismo e nella scarsa considerazione dei valori liberali. La satira, il giornalismo d´inchiesta e la magistratura indipendente non danno fastidio soltanto ai berluscones. Al contrario è sempre più difficile, anche a sinistra, trovare un singolo difensore della laicità dello stato di fronte alle offensive dei vescovi. Grazie allo scarso orgoglio di una sinistra assai timida o ipocrita, siamo l´unico paese d´Europa a finanziare coi soldi pubblici le scuole private. L´unico dove ormai da anni il dibattito storico si concentra sulle presunte malefatte della lotta partigiana al nazifascismo. Ogni parere diverso è ormai bollato di deriva estremistica "alla Zapatero" dai soloni del riformismo nostrano. Una scomunica che non prevede ulteriori discussioni. Eppure sarebbe interessante domandarsi perché il socialista Zapatero abolisce la golden share e il liberismo italiota la ripristina. Perché nel resto d´Europa sono stati i conservatori a fare le leggi anti trust. O ancora come mai la destra in Francia e Germania ribadisce in ogni occasione la radice antifascista mentre in Italia perfino gli eredi del comunismo si commuovono per i poveri "ragazzi di Salò".